Sarà un processo, iniziato ieri davanti a un giudice monocratico del tribunale di Rieti, a stabilire se a causare la morte di un’intera famiglia (madre, padre e due bambini piccoli) fu il terremoto che il 24 agosto 2016 colpì Accumoli e Amatrice, nel Reatino o, come sostiene l’accusa, fu l’incuria dell’uomo. La storia è quella della famiglia Tuccio, sterminata, ad Accumoli, dal crollo della torre campanaria della chiesa dei Santi Pietro e Lorenzo. L’inchiesta, condotta dai pm Lorenzo Francia e Rocco Gustavo Maruotti della Procura di Rieti, ha concluso che la morte di Andrea Tuccio e di sua moglie Graziella Torroni, entrambi 34enni, e dei loro bambini, Stefano di 8 anni e Riccardo di appena 9 mesi, poteva essere evitata, individuando responsabilità a carico di sette tra tecnici e amministratori. La vela crollò in un istante con la scossa delle 3.36, del terremoto che ad Accumoli ebbe il suo epicentro. Come un meteorite, piombò violentemente sul tetto dell’adiacente edificio comunale sfondando, in caduta, prima la copertura della casa canonica e poi due solai dell’abitazione dove abitava in affitto la famiglia Tuccio. «Andrea e Graziella, insieme ai suoi due bambini, non ebbero scampo e quella notte non dovevano essere lì», come ripetono da due anni i loro familiari, oggi parte civile nel processo, perché l’antica torre campanaria era stata già danneggiata da due precedenti terremoti, quello della Valnerina del 1979 e quello de L’Aquila del 2009 e, soprattutto, perché non era mai stata messa seriamente in sicurezza dalla Curia di Rieti. A questa conclusione sono arrivati anche il consulente tecnico nominato dalla Procura sia quello di parte civile nominato dal legale della famiglia Tuccio, l’avvocato Lapo Becattini, sottolineando che questa tragedia poteva essere evitata se il campanile fosse stato consolidato. All’indomani del sisma dell’Abruzzo del 6 aprile 2009, la Curia si era decisa a metterla in sicurezza, ma i successivi lavori di riparazione e miglioramento sismico, hanno evidenziato le indagini, si limitarono all’installazione di due esili barre in acciaio fissate con gli stop ai lati della cella campanaria. Un lavoro che i periti della procura hanno giudicato inutile, costato poche centinaia di euro. E sarà proprio questa una delle principali circostanze su cui si dovrà concentrare il processo a carico dell’attuale sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, dell’allora responsabile unico del progetto, l’architetto Pier Luigi Cappelloni, del collaudatore statico amministrativo dei lavori a cui fu sottoposta la torre, l’architetto Mara Cerroni, dei progettisti e direttori dei lavori, l’ingegnere Alessandro Aniballi e l’architetto Angelo Angelucci, del geometra Giuseppe Renzi e dell’ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dei lavori dalla Diocesi di Rieti. Per tutti l’accusa e di omicidio colposo e disastro colposo. «Pretendiamo la verità - ha detto il fratello di Andrea, Massimiliano Tuccio - perché per la morte di mio fratello è certo che ci siano delle responsabilità umane».
di Fabrizio Colarieti per Il Messaggero