«Dal dolore nasce la forza». Quella che ti aiuta ad andare avanti e a ricominciare tutto daccapo. Un’immagine che, più di altre, fa pensare alla ricostruzione. A nuovi muri e a nuovi tetti. Ne sanno qualcosa Martina e Mario, due giovani di Amatrice che hanno deciso di rimanere aggrappati alla loro terra, messa in ginocchio da un terremoto che a distanza di quattro anni sembra ancora scuotere, nelle viscere, anime, luoghi e coscienze. «Martina è una roccia», racconta il suo compagno Mario, riportando indietro le lancette a quella notte del 24 agosto 2016.E ha ragione, perché Martina Ciancaglioni, che oggi ha 29 anni, là, sotto quelle macerie, ha lasciato la sua intera famiglia: il papà Agostino, noto costruttore, la mamma Rita, caposala all’ospedale del paese e la sorella Morena, futuro ingegnere, che di anni ne aveva 28 ed era incinta. Li ha sepolti il sisma sotto la loro casa di via Madonna della porta, cuore storico di Amatrice, a due passi dalla chiesa di San Francesco, uno dei pochi simboli del vecchio borgo rimasti parzialmente in piedi. Martina si è salvata per miracolo, Mario l’ha chiamata al telefono qualche ora prima della scossa delle 3e36. Era già a letto, lui ha insistito, poi è andato a prenderla e l’ha portata a casa sua. Il terremoto ha azzerato le vite di Martina e Mario, ma non li ha vinti, anzi li ha uniti ancora di più. «Abbiamo sempre avuto in mente l’idea di rimanere qui, dove siamo cresciuti, dove abbiamo le nostre radici», raccontano. Oggi vivono a Villa San Cipriano, nella casa che stava costruendo il papà di Martina e con tenacia sono andati avanti. Lei, nel2018, si è laureata, con lode, in scienze della nutrizione. L’anno dopo si sono sposati e il 4febbraio di quest’anno è nato il loro bambino, Matteo. Sono indomabili, ma non riescono a immaginare cosa gli riserverà il futuro, perché non credono che la ricostruzione arriverà presto.
di Fabrizio Colarieti per Il Messaggero