I nostri Servizi avevano nel mirino due presunte spie russe attive in Italia ben prima che il caso Biot esplodesse. Dunque, quello che era sembrato un tradimento isolato di un ufficiale della nostra Marina, potrebbe celare uno scenario più complesso, con legami che arrivano fino ai giorni dell’invasione in Ucraina, passando per l’emergenza Covid. È quanto emerge dall’inchiesta che Daniele Autieri di Report ha dedicato, ieri sera, all’intricata faccenda dell’arresto di Walter Biot, il capitano di fregata in servizio allo Stato Maggiore della Difesa, accusato di aver venduto segreti Nato ai russi e oggi sotto processo. Ma, soprattutto, al ruolo di due presunte spie venute dal freddo, l’ex agente del Gru, Dmitri Ostroukhov e Aleksej Nemudrov, addetto navale dell’Ambasciata di Roma e responsabile della logistica della discussa missione sanitaria “Dalla Russia con amore” durante il lockdown. Da alcuni documenti contenuti nel fascicolo Biot, che Report ha potuto visionare, ma anche dal racconto di un testimone, emerge che l’Aisi, la nostra agenzia di intelligence interna, stesse sulle tracce dei due russi prima dell’arresto di Biot. Sicuro nel 2020, cioè quando il piccolo cimitero militare di Cormons, in provincia di Gorizia, dove sono sepolti un centinaio di soldati russi caduti durante la Prima Guerra Mondiale, diventa meta del pellegrinaggio di diplomatici di Mosca, tra cui anche Ostroukhov, l’uomo che il 30 marzo di un anno dopo verrà arrestato dal Ros insieme a Biot. Il 23 febbraio 2020, ha ricostruito Report, Aleksej Nemudrov invita Giovanni Battista Panzera, uno storico di Cormons che ha organizzato gli eventi al cimitero militare, a villa Abamelek a Roma per celebrare la festa del soldato. L’attivismo dei due russi non sfugge al nostro controspionaggio e 8 giorni prima dell’operazione Biot, sono proprio i carabinieri di Gorizia a segnalarlo: “Parrebbe che i due addetti militari siano in realtà agenti dei servizi di intelligence russi e che il loro intento sia quello di attirare nella loro sfera di azione Panzera per motivi in corso di accertamento”. Dunque l’Aisi era sulle tracce dei russi ancor prima che si scoprisse il presunto doppio gioco di Biot. Ed è lo stesso Panzera a confermarlo, riferendo di essere stato interrogato dai Servizi. Ma cosa cercavano le presunte spie russe sguinzagliate da Mosca in Italia? Secondo il nostro controspionaggio erano alla ricerca di prove di un’intesa tra la Nato e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un sospetto che trova conferma nel contenuto della memory card che Biot, in cambio di 5mila euro, ha consegnato ai russi. Dentro c’erano 181 foto ritraenti documenti riservati, alcuni dei quali classificati “Nato secret” e uno su tutti, il “Reperto S”, conterrebbe messaggi della Nato sulle azioni destabilizzanti di Mosca nei confronti di Kiev.
di Fabrizio Colarieti per La Notizia [link originale]