"La notte non dormo per pensare a come sistemare i danni, ho ancora un po' di tempo davanti e mi batterò perché io non debba ricordare la demolizione della mia casa, perché il ferro non crolla". Alberto Tilesi, 83 anni, di mestiere faceva il fabbro, per questo nel 1966 decise di utilizzare proprio il ferro per costruire una casa antisismica, ad Amatrice. Scheletro, balconi e soffitti in ferro, perché l'artigiano desiderava un tetto davvero sicuro dove abitare. Aveva ragione. Tant'è che il 24 agosto dello scorso anno, quando il terremoto è arrivato e ha raso al suolo Amatrice, lui e i suoi familiari sono usciti indenni da quella casa. "Non abbiamo fatto neppure un giorno di ospedale - racconta il fabbro all'edizione reatina del Messaggero di oggi tornando con la memoria alla notte del sisma -, ricordo che abbiamo percorso scalzi e al buio il corridoio cosparso di vetri dei quadri rotti e incredibilmente non ci siamo neppure tagliati". La palazzina di due piani, tutta in ferro e fatta a mano, si trova, ancora oggi, in via Costanzo Angelini, accanto a ciò che rimane dell'Hotel Roma che, invece, quella notte è venuto giù in un attimo. Ha subito "danni facilmente riparabili", dice l'anziano fabbro della sua casa, soprattutto alle tamponature esterne, ma il resto, l'anima in ferro, ha retto alla furia del terremoto. Tutto intorno oggi c'è il deserto, perché le ruspe che stanno rimuovendo le macerie hanno raggiunto da tempo quella parte del centro storico di Amatrice. La casa di Tilesi, che oggi vive nelle casette della frazione di San Cipriano dopo un anno passato in albergo a San Benedetto del Tronto, è l'unica rimasta in piedi, almeno per il momento. I tecnici hanno decretato che dovrà essere abbattuta, come è avvenuto a tutto il resto che la circondava, ma il fabbro non ne vuole sapere e intende incaricare altri esperti per dimostrare che la sua casa è sicura "perché il ferro non crolla"
di Fabrizio Colarieti per Ansa [link originale]