La Commissione Moro ricostruirà, punto per punto, l’agguato di via Fani. Sarà una ricostruzione dettagliata che riguarderà la dinamica, le diverse fasi e presenze deducibili dai fatti. «Dobbiamo verificare – ha detto il presidente dell’organismo parlamentare Giuseppe Fioroni – se ci sia stato o no il tamponamento tra l’auto delle Br e quella di Moro e molto altro. Ricostruiremo i fatti in quello che la magistratura chiama “incidente probatorio”».
«Ci sono mille cose che non quadrano a cominciare da via Fani: grazie ad un inchiesta giornalistica ora sappiamo che la Austin Morris che bloccò la strada alla 130 di Moro, impedendole di svincolarsi dalla trappola che le era stata tesa, è riconducibile ad una società di copertura dei servizi segreti», ha dichiarato il vicepresidente dei deputati del Pd, Gero Grassi, intervenendo alla Camera alla presentazione di un libro su Aldo Moro.
Secondo quanto ha ricostruito la giornalista Stefania Limiti, la mattina del 16 marzo 1978 la Fiat 130 su cui viaggiava Moro e l’Alfetta della sua scorta imboccarono la parte alta di via Fani, lasciando via Trionfale. Giunsero poi all’altezza dell’incrocio di via Stresa e lì si trovarono di fronte una Fiat 128 targata corpo diplomatico: si è sempre detto che quest’auto fu tamponata dall’autista di Moro, in realtà non vi fu alcun tamponamento intenzionale che avrebbe potuto alterare la dinamica dell’azione, dando tempo agli uomini della scorta di reagire (come spiega anche Mario Moretti nel suo libro intervista). La 128 si fermò regolarmente allo stop e contemporaneamente i brigatisti, appostati dietro le siepi del bar Olivetti, aprirono il fuoco.
All’angolo di via Stresa era parcheggiata un’auto che impedì all’autista della 130 con a bordo il presidente della Dc di tentare una più agile manovra per eludere la Fiat 128 che gli si era posta di fronte (quella guidata dal commando della Br). Racconta Valerio Morucci: “lapresenza casuale di una Mini (in realtà era l’Austin Morris a dx nella foto, ndr) all’angolo di via Fani con via Stresa fu fatale per Aldo Moro”. Quando l’autista del presidente Dc si rese conto di trovarsi al centro di un agguato, tentò istintivamente di spingere l’acceleratore e trovare una via di fuga ma la manovra gli fu impossibile. L’Austin gli sbarrò la strada. La trappola era scattata: i mitra dei brigatisti già avevano cominciato a sparare, i cinque uomini della scorta vennero annientati e Moro finì nelle mani del commando.
L’Austin Morris, la cui targa (Roma T50354) è ben visibile in molte foto, era stata acquistata un mese prima dell’operazione Moro da una società immobiliare di nome Poggio delle Rose che aveva sede nella capitale, in Piazza della Libertà 10, esattamente nello stabile nel quale si trovava anche l’Immobiliare Gradoli Spa riconducibile a fiduciari del Sisde. La presenza dell’Austin in via Fani secondo la giornalista Stefania Limiti «non ha mai assunto nessuna rilevanza nelle ricostruzioni successive: come se fosse stata opportunamente sfilata dalla scena del crimine, sottratta alla ricostruzione ufficiale del caso, sbianchettata dal quadro».
di Fabrizio Colarieti