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Guardia svizzeraI familiari di Cédric Tornay, il vicecaporale della Guardia svizzera, accusato del duplice omicidio commesso il 4 maggio 1998 che causò la morte del comandante dello stesso corpo del Vaticano, Alois Estermann e della moglie, Gladys Meza Romero, hanno chiesto ai magistrati della Santa Sede di riaprire le indagini sul caso. L’istanza per l’accesso al fascicolo integrale è stata depositata dall’avvocato Laura Sgrò (lo stesso legale che assiste i familiari di Emanuela Orlandi), rilevando numerose “criticità” nella ricostruzione dei fatti. “Abbiamo fatto richiesta di accedere al fascicolo integrale – ha detto all’Ansa il legale -, è nel pieno diritto della signora Muguette Baudat, madre di Tornay. E’ evidente che la richiesta di riapertura delle indagini, che si basa sulla presentazione di nuove prove, non può prescindere da un attento studio degli atti e della comparazione di essi con il nuovo materiale raccolto e con lo studio degli atti anche da parte dei nostri consulenti. Non appena avremo contezza del fascicolo integrale – ha concluso l’avvocato Sgrò – completeremo la nomina dei nostri consulenti”. La ricostruzione del duplice delitto, che si consumò all’interno delle mura leonine, venne contestata dalla madre dell’assassino fin da subito.
Molti sospetti, anche i merito alla rapidità con cui le autorità vaticane indagarono e chiusero il caso, emersero tra le pagine di un libro-inchiesta, Bugie di sangue in vaticano, pubblicato da Kaos e firmato “Discepoli di verità”, un gruppo di ecclesiastici e laici. Secondo la ricostruzione fornita all’epoca dei fatti dalla stessa Santa Sede, Tornay, in preda a un raptus di follia, prima avrebbe ucciso i coniugi Estermann a colpi di pistola e poi si sarebbe suicidato.
Nel novembre 2011 il legale della madre di Tornay aveva già inviato una lettera aperta a Papa Benedetto XVI per ribadire la richiesta, sinora mai accolta, di accedere al fascicolo relativo all’inchiesta sul duplice omicidio. Anche in quel caso la madre del vicecaporale aveva messo in dubbio la versione ufficiale.

di Fabrizio Colarieti per La Notizia [link originale]

Pinelli Calabresi“Il tempo non sempre passa invano e l’impossibile diventa possibile. E ogni volta mi commuove”. Con queste parole, Mario Calabresi, giornalista, ex direttore di Repubblica e figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972, ha mostrato su Instagram e Facebook la foto dell’incontro tra la madre Gemma e la moglie dell’anarchico Giuseppe Pinelli, Licia. Le due vedove si sono riviste oggi, a Palazzo Marino, a Milano, in occasione dell’anniversario della strage di Piazza Fontana, di cui ricorrono i 50 anni. L’incontro, impresso in una foto molto significativa, è avvenuto alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si è soffermato a parlare con le due vedove. “Nel momento in cui facciamo memoria delle vittime di piazza Fontana e, con loro di Giuseppe Pinelli, del Commissario Luigi Calabresi – ha detto poi Mattarella -, sappiamo di dover chiamare le espressioni politiche e sociali del Paese, gli uomini di cultura, l’intera società civile, a un impegno comune: scongiurare che si possano rinnovare in Italia le fratture terribili in cui si inserirono criminalmente quei fatti”. Le due donne si erano strette la mano, per la prima volta nel 2009, davanti all’allora presidente Giorgio Napolitano, in occasione del quarantennale della strage. ...continua a leggere "Piazza Fontana, a Milano l’incontro tra le vedove Pinelli e Calabresi"

Le finanze vaticane hanno rischiato il default, a causa del crollo delle donazioni ma anche di operazioni finanziarie spericolate, della lievitazione incontrollata dei costi per il personale e dell’incapacità di valorizzare gli asset, a partire da quello immobiliare. E' quanto racconta Gianluigi Nuzzi nel suo nuovo libro Giudizio universale, edito da Chiarelettere, il quarto che il conduttore di Quarto Grado dedica agli affari più oscuri della Santa Sede. Tremila documenti inediti, quelli a cui ha avuto accesso Nuzzi, fotografano, oltre le mura leonine, una scenario inquietante, soprattutto da quando Papa Francesco ha deciso di scoperchiare il vaso di Pandora provando a cacciare i mercanti dal Tempio. E sono state proprio le indagini della task force istituita da Bergoglio a fare luce su ciò che non tornava nei conti e nei bilanci della Santa Sede. Un disastro che emerge in uno dei passaggi centrali del libro dove si fa riferimento a una drammatica riunione, risalente allo scorso anno e finora rimasta riservata, in cui 17 cardinali (tra cui il Segretario di Stato Pietro Parolin) dissero chiaramente che l’emorragia era talmente grave da mettere a rischio la tenuta delle finanze vaticane. Le voragini più significative, e in certi casi neanche quantificabili, oltre al crollo delle entrate - ad esempio quelle derivanti dai bonifici delle diocesi e dall’Obolo di San Pietro -, riguardano il Fondo pensioni e quello dell’assistenza sanitaria, ma anche milioni di euro persi a causa di investimenti poco oculati in titoli e azioni. ...continua a leggere "La Provvidenza non basta. Il Vaticano ha sfiorato il crac"

DOMENICO GIANINuovo colpo di scena in Vaticano. Dopo le rivelazioni sull'inchiesta riguardante alcune operazioni finanziarie e immobiliari sospette, che vede coinvolti 5 tra alti dirigenti e prelati, con perquisizioni e sequestri che hanno interessato gli uffici della Segreteria di Stato e dell’Aif, il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, si è dimesso oggi dal suo incarico. "Lo scorso 2 ottobre - fa sapere la stessa Sala stampa vaticana confermando le indiscrezioni circolate nelle ultime ore - alcuni organi di stampa hanno pubblicato una disposizione di servizio riservata, firmata dal Comandante del Corpo della Gendarmeria, dottor Domenico Giani, riguardante gli effetti di alcune limitazioni amministrative disposte nei confronti di personale della Santa Sede. Tale pubblicazione è altamente lesiva sia della dignità delle persone coinvolte, sia della stessa immagine della Gendarmeria". "Volendo garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo - prosegue la Santa Sede - , non essendo emerso al momento l’autore materiale della divulgazione all’esterno della disposizione di servizio - riservata agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia – il Comandante Giani, pur non avendo alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro". ...continua a leggere "Vaticano, dopo la fuga di notizie su funzionari e prelati indagati si dimette il comandante della Gendarmeria"