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“Noi abbiamo già preso una decisione, nelle prossime ore accadrà l’inevitabile. Non possiamo fare altrimenti. Non ho nient’altro da dirle”. Era il 30 aprile 1978 e queste sono le ultime parole pronunciate al telefono, da una cabina vicino alla stazione Termini di Roma, da Mario Moretti. Dall’altro capo c’era Eleonora Moro, la moglie del presidente della Democrazia cristiana che le Brigate Rosse, nove giorni dopo, uccideranno, dopo averlo sequestrato, annientando la sua scorta in via Fani, e tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni.
A uccidere Aldo Moro fu materialmente Moretti che del sequestro, che cambiò il corso della storia italiana, fu anche basista e figura determinante nei quasi due mesi in cui le Br tennero in scacco lo Stato. Un’azione terroristica di cui il brigatista marchigiano non si è mai pentito e di cui non ha mai parlato, fino in fondo, con le decine di investigatori e inquirenti che negli anni si sono occupati di lui e delle Br. Oggi, quell’uomo, ha 77 anni ed è praticamente quasi libero, nonostante 6 ergastoli e malgrado non abbia mai tagliato i ponti con il suo passato dissociandosi dalla lotta armata. Moretti, ha raccontato ieri il Giornale di Brescia, ha trascorso Capodanno e i primi giorni di gennaio in un appartamento, a Brescia, senza rientrare a dormire in cella, come concesso dal Tribunale di Sorveglianza. ...continua a leggere "Capodanno a casa e permessi di lavoro. La nuova vita del boia di Aldo Moro"

Alfredo Cospito L’aria è quella degli anni bui della strategia della tensione. Lo Stato da una parte e la violenza politica dall’altra. E sembra di rileggere le cronache degli anni Settanta, quando ai centralini dei giornali arrivavano rivendicazioni, annunci di attentati o minacce. E Bologna - la città della strage alla stazione centrale del 2 agosto 1980 (85 morti), dei fatti della “Uno bianca” e dell’assassinio del giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Br nel 2002 - torna a essere al centro di un nuovo rigurgito eversivo. “A Bologna ci sarà un grave attentato, in relazione ai fatti di Cospito”, queste le parole pronunciate al telefono, martedì poco dopo le 8, da un anonimo. Dall’altra parte del capo c’era un centralinista della redazione bolognese de Il Resto del Carlino. La minaccia riguarda la vicenda di Alfredo Cospito, l’anarco-insurrezionalista condannato a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione del dirigente della Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e all’ergastolo per l’attentato del 2006 contro la scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Condanne per le quali l’anarchico abruzzese, già militante della Federazione anarchica informale, è finito al 41 bis, prima nel carcere di Sassari e ora in quello di Opera. Un uomo in guerra con lo Stato, fuori e dentro i penitenziari, dove dal 20 ottobre 2022 è in sciopero della fame, proprio contro il regime del carcere duro. ...continua a leggere "Allarme bomba a Bologna. Cresce la minaccia anarco-insurrezionalista"

David RossiL'ex capo della comunicazione di Mps, David Rossi, volato da una finestra di Palazzo Salimbeni il 6 marzo 2013, secondo le conclusioni della maxi perizia ordinata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta al Ris dei Carabinieri, si tolse la vita, lasciandosi cadere nel vuoto, ma gli interrogativi su quanto accadde quella sera a Siena restano ancora troppi.
Nel caso Rossi giocano un ruolo importante le immagini registrate dalle telecamere. La logica avrebbe voluto che fossero immediatamente acquisiti tutti i filmati registrati dalle telecamere posizionate lungo il perimetro di Palazzo Salimbeni e, in particolare, nel vicolo dove si è consumata la tragedia, ma questo non è stato fatto.
Esiste un solo filmato, ma, lo si scopre solo ora, all'inizio erano due. Uno - quello registrato dalla telecamera 6 - ritrae la parte finale della caduta di David Rossi, ma si interrompe diversi minuti prima dell’arrivo dei soccorsi. L'altro - registrato in questo caso dalla telecamera 8 -, invece, mostra due soggetti che 2 minuti dopo la caduta di Rossi escono da piazza dell'Abbadia, a due passi da vicolo di Monte Pio dove è stato poi trovato il corpo del dirigente di Mps. ...continua a leggere "Per i Ris David Rossi si suicidò. Ma un video è scomparso"

La verità sulla strage di Ustica, 42 anni dopo, ancora non c’è. È inutile girarci intorno, nonostante le inchieste (una delle quali ancora in corso a Roma), i processi e le mille tesi – dal missile francese, alla bomba, alla near collision -, cosa causò, il 27 giugno 1980, la morte dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio del volo Itavia 870, diretto da Bologna a Palermo, è ancora avvolto nelle nebbie.
Mancano ancora molti pezzi del puzzle per mettere la parola fine in fondo a uno dei capitoli più bui della nostra storia. Conosciamo lo scenario, i Paesi che quella notte di pace avevano in volo aerei da guerra (Stati Uniti, Francia e Nato sicuramente), ma non chi causò la perdita del Dc9. Sappiamo, perché lo dicono le tracce radar della nostra Difesa aerea, che la parte finale della rotta del volo Itavia fu sicuramente interessata e disturbata da traffico militare. Il Dc9 doveva essere solo, ma così non era.
In compenso è di poche ore fa la notizia che dentro l’ultimo malloppo di carte, un tempo segrete e dalla scorsa settimana di libera consultazione all’Archivio di Stato di Roma, non c’è nulla di utile per arrivare alla verità sulla strage di Ustica. E a dirlo non sono gli studiosi e neanche i politici, è la stessa Procura di Roma che ha potuto valutarle come tali, senza gli omissis che le coprivano da anni. ...continua a leggere "Nuove carte top secret su Ustica. La bomba di Giovanardi era una balla"