Un omicidio di mafia eseguito da sicari non mafiosi. E’ questa la conclusione, riguardante il delitto dell’ex presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), fratello dell’attuale presidente della Repubblica, a cui era giunto, indagando, Giovanni Falcone. Una rivelazione che il giudice, due anni prima della sua morte, aveva affidato alla Commissione parlamentare antimafia, nel corso di un’audizione fiume datata 22 giugno 1990. Parole inquietanti, che tirano in ballo l’eversione nera, fino ad oggi rimaste secretate dentro una carpetta custodita in una cassaforte di San Macuto. E ora di libera consultazione per decisione dello stesso organismo parlamentare guidato da Nicola Morra.
“Nel corso di faticose istruttorie – disse Falcone rispondendo ai parlamentari dell’Antimafia – abbiamo trovato tutta una serie di riscontri che ci hanno portato a dover valutare il fatto che queste risultanze probatorie fossero conciliabili con una matrice e quindi con dei mandanti sicuramente all’interno della mafia, oltreché ad altri mandanti evidentemente esterni”. Il giudice, in particolare, sembra ritenere attendibili le parole dell’ex terrorista nero, Cristiano Fioravanti che accusò dell’assassinio Mattarella suo fratello, Valerio, detto Giusva, poi processato e assolto per il delitto dopo che Tommaso Buscetta ne mise in dubbio le responsabilità. ...continua a leggere "Per Falcone ad ordinare di uccidere Piersanti Mattarella fu Cosa nostra ma i sicari non erano mafiosi"
Categoria: Tutti gli articoli
Regeni non era una spia. Gli ultimi messaggi scritti a un amico smentiscono gli 007 egiziani
Gli ultimi messaggi che Giulio Regeni scrisse a un amico anonimo, via Facebook, prima della sua morte, in Egitto, mostrano chiaramente le preoccupazioni per gli studi che il giovane ricercatore stava conducendo nel Paese africano e smentiscono la tesi egiziana che fosse una spia di un’intelligence straniera o un agitatore politico. A sostenerlo è il Guardian, in un articolo dedicato al caso della morte dello studente friulano dell’Università di Cambridge, ora oggetto, in Italia, di un processo contro quattro 007 egiziani che, secondo le indagini condotte dalla Procura di Roma, lo rapirono e torturarono fino ad ucciderlo. Ancor prima di lasciare l’Inghilterra, Regeni era molto preoccupato per i rischi che avrebbe dovuto affrontare lavorando alla sua tesi sui sindacati degli ambulanti egiziani. Il 28enne, ricostruisce il Guardian, in particolare, temeva di essere espulso prima che potesse terminare le sue ricerche. A ottobre 2015, un mese dopo il suo arrivo al Cairo, aveva descritto i sindacati egiziani come “l’unica forza rimasta nella società civile” capace di combattere la repressione del governo. Ma le cose, secondo quanto ricostruisce il Guardian, ben presto presero una piega preoccupante. A una riunione di attivisti sindacali, Regeni aveva notato una giovane donna velata che lo stava fotografando con il telefono e da quel momento iniziò a temere di essere sotto sorveglianza. ...continua a leggere "Regeni non era una spia. Gli ultimi messaggi scritti a un amico smentiscono gli 007 egiziani"
Quanti sono e chi sono i terroristi italiani ancora latitanti
I target ritenuti di “primario interesse” erano ventisette, secondo l'elenco dei latitanti politici, rossi e neri, fatto stilare dall'allora Guardasigilli, Alfonso Bonafede, nel 2019, in occasione dell'arresto dell'ex terrorista dei Pac, Cesare Battisti. Ora, dopo l'ultima operazione condotta nelle scorse ore dall'antiterrorismo a Parigi, ne restano da rintracciare 20, tre dei quali sono sfuggiti alla cattura proprio nei giorni scorsi. Ma il numero di latitanti politici, più rossi che neri, su cui almeno due generazioni di investigatori e analisti dell'intelligence si sono finora concentrate, potrebbero essere molti di più. Sono tutti condannati in via definitiva, come lo era Battisti, per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. E almeno 20 di questi, come ha dimostrato la meticolosa operazione condotta dalla Polizia a Parigi, si trovano in Francia, il Paese che più di ogni altro – grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand – ha accolto chi aveva imbracciato un mitra per fare politica negli anni Settanta e Ottanta. Poi c’è Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria e Svizzera. ...continua a leggere "Quanti sono e chi sono i terroristi italiani ancora latitanti"
Dai no-vax ai negazionisti, sono arrivati i vaccini e sui social spopolano complottisti e odiatori seriali
In questi giorni di festa mi è capitato di esprimere su Twitter il mio pensiero sull’intossicazione dei social da parte di negazionisti, troll, bestie e odiatori seriali. La scusa è stato l’arrivo in Italia delle prime dosi del vaccino della Pfzier. Tutto è iniziato con le immagini del trasporto scortato dal Belgio all’Italia dello stock di farmaci destinato allo Spallanzani. Immagini accolte con un’ondata di insulti, naturalmente contro il Governo, ma anche contro chi, in quel momento, stava facendo il suo dovere, cioè trasferire in sicurezza le dosi del prezioso vaccino. Un compito giustamente assegnato alle Forze dell’ordine e alle Forze armate. Perché scortarle? Perché, giusto qualche ora prima, l’Interpol – definendo i vaccini anti-covid l’oro liquido del 2021 – aveva allertato le Forze di polizia europee rispetto al rischio che la criminalità possa tentare di rubare le dosi (per poi rivenderle al mercato nero) attaccando i siti di stoccaggio o direttamente i carichi in transito. Cosa ha detonato l’odio sui social? Le immagini diffuse dalle Istituzioni per documentare l’arrivo in Italia delle dosi. Non proprio un evento secondario, visto che ci stiamo per lasciare alle spalle un anno in cui il Covid-19 ha contagiato oltre 2 milioni di italiani, 71mila dei quali – morti di o per il Coronavirus fa poca differenza – non ce l’hanno fatta. ...continua a leggere "Dai no-vax ai negazionisti, sono arrivati i vaccini e sui social spopolano complottisti e odiatori seriali"