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IMSI CatcherGli appassionati di tecnologie telefoniche possono già liberamente comprarlo su Internet. Si chiama Imsi Catcher (in Italia conosciuto come Cacciatore di Imsi) e consente, anche all’insaputa delle compagnie telefoniche, di individuare e “pedinare” telefoni cellulari nel raggio di diverse centinaia di metri. In altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, questi apparati sono stati messi al bando dalle associazioni che tutelano la privacy, soprattutto da quando si è scoperto che l’Fbi, il Federal Bureau of Investigation, li ha installati anche a bordo di una piccola flotta di aerei spia. Pure a Londra sono stati scoperti,  montati sui tetti della città, e ne sono nate accese polemiche. In Italia invece silenzio assoluto. Anche se gli Imsi catcher, come risulta a ilfattoquotidiano.it, sono impiegati  pure dalla polizia di Stato per attività investigative.
CACCIATORE ALL’ATTACCO. Ma cos’è esattamente questo Imsi Catcher, acronimo di International Mobile Subscriber Identity? L’apparecchio viene prodotto in due versioni: portatile, poco più grande di uno smartphone; o fissa, in abbinamento a un computer. E consente di “sniffare” il traffico cellulare monitorando i movimenti degli utenti. Da un punto di vista tecnico, è un “falso” ripetitore che si interpone tra il telefono “bersaglio” e le torri delle compagnie telefoniche. Attraverso il suo impiego è possibile identificare un numero indefinito di cellulari ottenendo informazioni molto sensibili, come il numero di telefono, l’Imsi (identifica la sim dell’utente) e l’Imei, acronimo di International Mobile Equipment Identity (rivela marca e modello dell’apparecchio), consentendo pure di appurare se è in corso una conversazione, con chi e, ovviamente, la posizione geografica del “bersaglio”. Alcune versioni di Imsi Catcher consentono persino ad ascoltare le telefonate, leggere gli sms o altri tipi di comunicazioni. Il “cacciatore” serve anche a “contare” quanti apparati si trovano in un’area e può acquisire “a strascico” i dati di tutti i terminali accesi oppure individuarne uno partendo dal numero. ...continua a leggere "Con l’Imsi Catcher cellulari a rischio: attenzione il Cacciatore ti ascolta"

moroIl fascicolo del gabinetto del ministero dell’Interno contenente un appunto riservato scomparso dagli scaffali dell’Archivio centrale dello Stato è stato «smembrato». Lo rivela la relazione presentata il 20 maggio scorso dal consulente Angelo Allegrini alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Si tratta di un documento di estrema rilevanza. Perché potrebbe collegare due capitoli oscuri della storia italiana: il sequestro del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro e la vicenda Gladio, l’organizzazione paramilitare clandestina, articolazione dei nostri servizi segreti promossa dalla Nato e organizzata dalla Cia (la Central Intelligence Agency statunitense) per contrastare un’ipotetica invasione dell’Europa da parte dell’Unione Sovietica.
Il sospetto che si sta facendo largo tra gli scranni della commissione, che indaga sulla strage di Via Fani e sul rapimento dello statista Dc, è che dietro la scomparsa di quel documento ci sia un movente preciso: tenere nascosta l’identità di chi lo compose, ma anche quella della fonte che ne ispirò i contenuti, per impedire all’organismo parlamentare d’inchiesta di convocarla e scavare nella verità in esso contenuta. E cioè – è questa l’ipotesi che la commissione guidata da Giuseppe Fioroni vuole verificare – che almeno una parte delle munizioni utilizzate dal commando delle Brigate Rosse nella mattanza del 16 marzo 1978 provenisse proprio da un deposito “Nasco” dell’Italia settentrionale, uno degli arsenali segreti di armi ed esplosivi a disposizione di Gladio, le cui chiavi sarebbero state nelle mani di sole sei persone. ...continua a leggere "Commissione Moro, «smembrato» il fascicolo con il collegamento a Gladio"

Giovanni Falcone
Giovanni Falcone

Tasselli mancanti. Misteri mai risolti. Testimoni che chiedono la verità, anche a distanza di 23 anni. Dopo la strage di Capaci - l'attentato del 23 maggio 1992 in cui persero la vita il magistrato anti mafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro - Giuseppe Ayala, amico e collega di Falcone, ha più volte ripetuto queste parole: «Una sera, quando ancora Giovanni era al Palazzo di giustizia di Palermo, andai nella sua stanza. Mi disse: 'Prendi un sorso di whisky, devo terminare una cosa'. Quando finì di scrivere sul computer portatile mi guardò: 'Sto annotando tutto quello che mi sta succedendo per ora in ufficio. Qualunque cosa dovesse succedere, tu sai che è tutto scritto'». Ha più volte commentato, incredulo, la circostanza che nei computer di Falcone non fu trovato nessun diario.
Sono «i pezzi mancanti»: così li ha definiti il giornalista palermitano Salvo Palazzolo, che qualche anno fa ha dedicato un libro a tutte le prove che mancano nelle inchieste su Cosa nostra e la stagione della stragi.
Falcone era un grande appassionato di informatica. Di più: era stato un pioniere, perché aveva capito che per gestire e analizzare grandi quantità di dati non serviva solo il fiuto investigativo, ma anche la tecnologia, i database, i fogli elettronici. Aveva computer ovunque: a casa e in ufficio. Così come amava portare con sé alcuni databank, della Casio e della Sharp, dove annotava minuziosamente informazioni, appuntamenti, pensieri, appunti investigativi. ...continua a leggere "La strage di Capaci, «i pezzi mancanti» nei pc di Falcone"

Aldo Moro
Aldo Moro

Doveva essere dentro una carpetta con su scritto “Aldo Moro” e invece non c’è. E’ l’ultimo giallo legato al sequestro e all’uccisione dello statista democristiano Aldo Moro, di cui il 9 maggio scorso ricorreva il trentasettesimo anniversario della morte, nel quale è inciampato un collaboratore della commissione parlamentare d’inchiesta incaricato di rintracciare un fascicolo, originariamente classificato come “segretissimo”, che il ministero dell’Interno doveva versare all’Archivio centrale dello Stato adempiendo alla direttiva Renzi sulla declassificazione degli atti riguardanti le stragi e il terrorismo. E proprio lì dentro, ha riferito il presidente della stessa commissione Moro, Giuseppe Fioroni, è probabile che ci fosse una nota riguardante la provenienza di alcune munizioni sospette raccolte il 16 marzo ‘78 in via Fani. ...continua a leggere "Commissione Moro, fascicolo scomparso: il presidente Fioroni vuole chiarimenti"