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Silvio BerlusconiIl passato torna a bussare alla porta di Silvio Berlusconi. E lo fa, ancora una volta, evocando le bombe del Novantatré. L’ex premier, è notizia di oggi, ma in realtà è vecchia di due anni, è di nuovo indagato per gli attentati mafiosi che ventisei anni fa sconvolsero l’Italia. Per la Procura di Firenze, il Cavaliere, insieme a Marcello Dell’Utri, ne fu il mandante occulto.
Il primo: il 14 maggio, a Roma, Cosa Nostra piazza 90 chili di tritolo in via Fauro, sono per Maurizio Costanzo, ma l’attentato fallisce. Tredici giorni dopo, a Firenze, esplode una bomba in via dei Georgofili, le vittime sono 5 e anche la Galleria degli Uffizi subisce danni. Tra il 27 e il 28 luglio ne esplodono altre tre: in via Palestro, a Milano (5 vittime) e di nuovo a Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro. L’ultimo, ancora a Roma, fallisce il 31 ottobre allo stadio Olimpico durante Lazio-Udinese. Un’autobomba, imbottita con 130 chili di tritolo arricchito con chiodi e bulloni, non esplode perché il telecomando s’inceppa.
A ispirare la nuova inchiesta, che vede indagato l’ex premier è un colloquio carpito nell’aprile del 2016 dalle microspie che la Dia aveva piazzato nel carcere di Ascoli Piceno. E’ l’ora d’aria e a parlare, tra loro, anche di Berlusconi, sono il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano (l’uomo che azionò il telecomando dell’autobomba che in via D’Amelio uccise il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta) ...continua a leggere "Berlusconi di nuovo indagato a Firenze per le stragi del 1993"

CarabinieriC’è una vera e propria “regia criminale” che dalla Capitale si ramifica, come i tentacoli di una enorme piovra, in tutto il Lazio. Ed è Roma il luogo in cui oltre cento tra cosche, clan e consorterie autoctone hanno trovato il clima e le condizioni perfette per spartirsi i compiti grazie ad una “pax mafiosa” che dura ormai da anni. E’ questo l’allarmante quadro che emerge dal quarto Rapporto “Mafie nel Lazio” presentato ieri dalla Regione Lazio. Le mafie, insieme alle altre organizzazioni criminali, “diverse, tradizionali e autoctone”, operano sul territorio in autonomia ma collaborano le une con le altre. Dallo studio, realizzato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2018 emerge, inoltre, che il crimine e le reti corruttive si muovono, da Roma a Latina e da Frosinone a Viterbo, continuando a condizionare la vita di cittadini, operatori economici e amministratori locali.
“Sotto la lente in questa IV edizione – ha detto il presidente dell’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione, Gianpiero Cioffredi – ci sono le indagini che hanno indebolito le ramificazioni di Cosa nostra catanese nel Lazio e le sentenze emesse contro il clan Rinzivillo di Gela, attivo anche a Roma. Non solo: nuovi elementi che confermano la graduale stabilizzazione delle cosche di ‘ndrangheta e la pervasiva presenza economica della camorra nella Capitale così come la trasformazione di alcune periferie metropolitane in laboratori di nuovi modelli criminali in cui avviene il contagio del metodo mafioso”. ...continua a leggere "Roma è la Capitale della “pax mafiosa”"

La Guardia di Finanza ha inferto un nuovo colpo al clan Spada di Ostia dando esecuzione a cinque decreti di sequestro di beni emessi dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma nei confronti di altrettanti esponenti di spicco della famiglia per un valore complessivo di quasi 19 milioni di euro.
L’operazione “Apogeo”, in corso dalle prime luci dell’alba, è l’epilogo di un’articolata indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dagli investigatori del Gico e del Nucleo di polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme gialle. La Finanza ha ricostruito la carriera criminale dei vertici del clan, i quali hanno accumulato, nel tempo, un vastissimo patrimonio mobiliare e immobiliare, per un valore complessivo pari a quasi 19 milioni di euro, assolutamente sproporzionato rispetto agli irrisori redditi dichiarati.
Gli approfondimenti economico-patrimoniali condotti nei confronti del capoclan Carmine Spada, detto “Romoletto”, nonché di Ottavio Spada, Armando Spada, Roberto Spada e Claudio Galatioto, hanno preso le mosse dalle operazioni “Eclissi” e “Sub Urbe”, che delinearono i contorni degli affari del sodalizio nel territorio di Ostia, dalle estorsioni all’usura, dal traffico di droga alla fittizia intestazione di beni.
L’associazione capeggiata da “Romoletto”, ha ricostruito la Guardia di Finanza, per un lungo periodo gregaria della consorteria dei Fasciani, “ha prepotentemente affermato la propria egemonia nell’area del litorale romano” come hanno evidenziato le inchieste “Nuova Alba” e “Tramonto” che smantellarono il clan del boss Carmine Fasciani, oggi detenuto. ...continua a leggere "Nuovo colpo dell’antimafia al clan Spada. Sequestrati a Ostia beni per 19 milioni di euro"

Non si parla più di mafia. Eppure Cosa nostra, l’organizzazione criminale siciliana in guerra con lo Stato e le regole da oltre un secolo, è quella di sempre, almeno secondo quanto scrive nell’ultima relazione al Parlamento la Direzione investigativa antimafia (leggi). E cioè: imprevedibile, pericolosa e alla ricerca di nuovi equilibri. Il problema, dunque, acclarato che la minaccia non è mai scemata, è forse la sua scomparsa dalle pagine di gran parte dei quotidiani nazionali e dai palinsesti delle tv che fanno informazione, per non parlare del dibattito politico. A ricordarcelo, all’indomani di un episodio grave e che fa molto riflettere, è stato un giornalista di Repubblica, Salvo Palazzolo, una delle firme palermitane in trincea da anni alla ricerca, citando il titolo di un suo libro, dei “pezzi mancanti”. Lo ha fatto dopo aver subìto, lo scorso 13 settembre (leggi), una perquisizione, in casa e in redazione, il controllo del suo computer personale e il sequestro del suo cellulare, alla faccia della tutela delle fonti e del diritto di cronaca. Palazzolo, reo di aver rivelato la chiusura dell'indagine sul depistaggio Scarantino (l’inchiesta che ha riscritto daccapo la storia della strage di via D’Amelio in cui fu trucidato Paolo Borsellino e la sua scorta - leggi), è indagato per rivelazione di notizie, cioè la chiusura dell'indagine a carico di tre poliziotti sotto accusa per il colossale depistaggio costruito imboccando il pentito Vincenzo Scarantino (l’udienza davanti al gup è iniziata il 20 settembre - leggi). ...continua a leggere "A Palermo il problema è il traffico. Spunti per non dimenticare che la mafia esiste ancora"