Cosa nostra non è stata sconfitta, è ancora fortemente radicata sul territorio, mantiene la sua storica architettura e le sue potenzialità “militari”. A dirlo è la Direzione investigativa antimafia nell’ultima relazione consegnata al Parlamento, quella relativa al secondo semestre 2016. La Dia rileva come la criminalità organizzata siciliana “manifesti ancora una significativa resilienza rispetto alla efficace e sistematica azione di contrasto svolta da Forze di Polizia e Magistratura”. Gli spunti di analisi offerti da recenti acquisizioni investigative mostrano, infatti, come Cosa nostra “mantenga un’architettura interna imperniata sulle famiglie mafiose, interpretata in maniera più flessibile rispetto al passato, ma tale da preservare, nel rapporto con il territorio, il proprio atavico e ramificato potere illegale”.
La mafia, dunque, sopperisce ai colpi inferti dallo Stato “con una considerevole capacità rigenerativa, attraverso ‘emergenziali’ alternanze nelle reggenze che, pur non risultando sempre sufficientemente autorevoli, le consentono di ovviare alla prolungata assenza di una leadership di qualità”. Un elemento di continuità che secondo la Dia è costituito “dai ruoli mantenuti dagli anziani boss che, qualora detenuti, una volta dimessi dagli istituti penitenziari, rivestono le antiche cariche e si dedicano alla riqualificazione e riorganizzazione delle cosche”. ...continua a leggere "Cosa c’è nell’ultima relazione al Parlamento della Dia"
Categoria: Mafie
Le foto di Letizia Battaglia in mostra al Maxxi di Roma
Alcuni suoi scatti sono ormai saldamente fissati nell’immaginario collettivo. Il giudice Giovanni Falcone al funerale del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, appena assassinato da Cosa nostra, stretto tra le braccia del fratello Sergio (attuale presidente della Repubblica), la vedova di Vito Schifani, l'agente di scorta morto nella strage di Capaci, il boss Leoluca Bagarella dopo il suo arresto, Giulio Andreotti con Nino Salvo. Sono gli scatti di Letizia Battaglia, la grande artista siciliana a cui il Maxxi dedica una mostra antologica (a Roma dal 24 novembre 2016 al 17 aprile 2017) con oltre 200 fotografie che raccontano, in bianco e nero, 40 anni di vita e società italiana assieme a documenti inediti, riviste, pubblicazioni, film e interviste.
Nata a Palermo nel 1935 e conosciuta in tutto il mondo per le sue foto di mafia, Battaglia è stata ed è tutt’ora uno dei più straordinari e acuti testimoni visivi della vita e della società italiana, in particolare della Sicilia. Riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea per il valore civile ed etico del suo lavoro, Battaglia non è solo «la fotografa della mafia», ma anche, per il suo lavoro artistico e come foto reporter nella redazione del quotidiano L'Ora, la prima donna e fotografa europea a ricevere il prestigioso The W. Eugene Smith Award a New York nel 1985, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. ...continua a leggere "Le foto di Letizia Battaglia in mostra al Maxxi di Roma"
Borsellino, la ricostruzione della strage di via D’Amelio
La notizia era già emersa nel '93 nel corso delle prime indagini sulla strage di via D'Amelio e dagli accertamenti compiuti dal consulente Gioacchino Genchi. Poi, a confermare che il telefono dell'abitazione della madre del giudice Paolo Borsellino era intercettato da Cosa Nostra fu direttamente, 20 anni dopo, il boss Totò Riina.
Il capo dei capi rivelò l'inquietante circostanza a un compagno di cella, Alberto Lorusso, e la conversazione era stata intercettata: «Sapevamo», affermava Riina, «che doveva andare là perché lui (Borsellino, ndr) gli ha detto: 'domani mamma vengo'». Dunque Cosa Nostra conosceva perfettamente gli spostamenti del giudice e, intercettando il telefono dell'abitazione della madre, ebbe conferma che Borsellino, l'indomani, si sarebbe recato in via D'Amelio per accompagnarla a una visita medica.
Sempre a Lorusso, Riina raccontò che era stato lo stesso Borsellino ad azionare l’ordigno, il cui telecomando era stato piazzato nel citofono dello stabile che ospitava l’abitazione della madre. «Minchia», affermava ancora il padrino di Corleone, «lui va a suonare a sua madre dove gli abbiamo messo la bomba. Lui va a suonare e si spara la bomba lui stesso. È troppo forte questa».
Secondo gli inquirenti, Cosa Nostra avrebbe predisposto una sorta di triangolazione: un primo telecomando avrebbe attivato la trasmittente, poi suonando al citofono il magistrato stesso avrebbe inviato alla ricevente, piazzata nell'autobomba, l'impulso che avrebbe innescato l'esplosione. ...continua a leggere "Borsellino, la ricostruzione della strage di via D’Amelio"
Sigillato il relitto della nave Laura C., fonte di tritolo delle cosche
Per anni la criminalità organizzata aveva attinto, per compiere attentati, a parte delle 1.500 tonnellate di “saponette” di tritolo che il 3 luglio 1941, in piena Seconda guerra mondiale, erano finite in fondo allo Ionio.
Giacevano lì, nella pancia del piroscafo italiano “Laura Cosulich” affondato da un sommergibile inglese mentre navigava nelle acque antistanti a Saline Joniche, sulla costa grecanica reggina. La nave, 150 metri di lunghezza e 20 mila tonnellate di stazza, era di proprietà della società anonima di navigazione “Italia” di Genova. Quando fu affondata con il suo carico di 5 mila tonnellate di esplosivo, munizioni e altri materiali destinati all’esercito era partita dal porto di Taranto ed era diretta a quello di Napoli. Si adagiò, senza rompersi, su un fondale profondo circa 50 metri.
Oltre 70 anni dopo, e centinaia di saccheggi compiuti dalla ‘ndrangheta, tra settembre e ottobre 2015, i palombari del gruppo operativo subacquei del Comsubin della Marina militare hanno ultimato le operazioni necessarie per sigillare le stive della “Laura C.”. Mettendo così al riparo il pericoloso carico di tritolo (Tnt) che ancora oggi è conservato nella nave in condizioni tali da essere utilizzato in qualunque momento.
Si è trattato di un'operazione delicata, hanno spiegato giovedì 26 novembre, annunciando la conclusione dell’intervento di bonifica, il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, e il procuratore capo del capoluogo calabrese, Federico Cafiero De Raho. Le stive del piroscafo, hanno confermato l'ammiraglio Eduardo Serra del comando marittimo Sud e il comandante degli incursori della Marina, Terry Trevisan, non sono più accessibili. ...continua a leggere "Sigillato il relitto della nave Laura C., fonte di tritolo delle cosche"