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MoroNuove fotografie potrebbero arricchire la lista dei misteri e delle mancate indagini sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Immagini riprese nei minuti immediatamente successivi al massacro della scorta, quando in via Fani non era ancora arrivata la prima volante della questura. E scattate direttamente dalla strada da Gherardo Nucci, lo stesso uomo che, in un momento successivo, aveva immortalato l’eccidio dal terrazzo della sua abitazione. Foto, queste ultime, già finite nel calderone degli eventi senza spiegazione del caso Moro. Sparirono, infatti, dopo che la moglie dell’autore, una giornalista dell’agenzia di stampa Asca, le aveva consegnate nelle mani del magistrato Luciano Infelisi. Ma le ricerche erano finalizzate a individuare gli scatti effettuati dal terrazzo. Mai, sinora, si era parlato di fotografie dalla strada.
Sulla ricostruzione della vicenda del rullino scomparso si è concentrata la relazione firmata da Paolo Scriccia, generale del Ros dei carabinieri e consulente della Commissione d’inchiesta sul caso Moro presieduta da Beppe Fioroni. Il dossier Scriccia, depositato a San Macuto il 5 ottobre 2015, sottolinea come nella fase istruttoria del procedimento Moro quater, nel dicembre del 1987, Gherardo Nucci avesse aggiunto particolari importanti rispetto a quanto affermato nella prima deposizione del 1978. Nove anni dopo, infatti, l’uomo raccontò per la prima volta di aver scattato alcune fotografie a livello della strada e poi di essere immediatamente tornato a casa. Dove, dal terrazzo, aveva fatto altre foto, proprio mentre iniziavano ad arrivare i primi automezzi della polizia. Infine, «di aver consegnato alla moglie, lo stesso giorno, il rullino da sviluppare». ...continua a leggere "Moro, il giallo delle foto scattate dalla strada in via Fani e poi sparite"

Giovanni SpadoliniRiguarderebbero anche il coinvolgimento del Mossad e dell’intelligence americana nel sequestro Moro i documenti acquisiti a Firenze, nella sede della Fondazione Giovanni Spadolini, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sul rapimento e l’omicidio dello statista democristiano.
Si tratta di appunti inediti, annotati su diversi block notes dallo stesso Spadolini nel corso di alcuni colloqui privati con l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.
Gli appunti, che risalirebbero all’ottobre del ‘90, a quanto riferiscono fonti parlamentari, sono stati scoperti prima dell’estate dal magistrato Antonia Giammaria, consulente della stessa Commissione Fioroni, e conterrebbero importanti elementi sul contesto in cui si consumò la tragedia di Aldo Moro e sul possibile coinvolgimento dei servizi segreti israeliani e statunitensi.
Tutti gli appunti sono stati perciò acquisiti dalla Commissione e saranno digitalizzati e restituiti alla Fondazione Spadolini. La circostanza che i documenti in questione fossero custoditi all’interno di un armadio blindato, anziché tra i fondi dell’archivio personale di Spadolini, lascia intendere che il contenuto di quelle carte fosse stato in quale modo classificato o comunque soggetto a restrizioni, pare per un periodo di 50 anni. ...continua a leggere "Sequestro Moro, l’ombra di Mossad e Cia"

Aldo MoroSu nessuno dei reperti prelevati nel covo delle Brigate Rosse di via Gradoli 96 è stato trovato il dna di Aldo Moro, ma sono stati individuati quattro profili genetici, di cui due femminili, al momento non attribuibili. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Ris di Roma nel corso degli accertamenti disposti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che a distanza di 37 anni è tornata a indagare sul sequestro e l’assassinio dell’ex presidente della Democrazia cristiana. Nuove prove, compreso un audio finora inedito con una diversa rivendicazione dell’esecuzione. Elementi che secondo la stessa Commissione potrebbero riscrivere una delle pagine più buie della storia repubblicana.
Il colonnello Luigi Ripani, comandante del Ris di Roma, nel corso della lunga audizione a Palazzo San Macuto ha spiegato: «Abbiamo trovato due profili maschili, ignoto A e Ignoto C e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D».
Nessuno è quello di Moro: «Confrontando i profili con quello dell'onorevole», ha aggiunto l’esperto dell’Arma, «è emerso che sono diversi. Questi profili ignoti potranno essere eventualmente confrontati con persone sospettate per vedere a chi appartengono».
Dunque comparando le nuove tracce emerse con quelle già note, e cioè appartenenti ai brigatisti che ufficialmente avevano utilizzato quel covo, potrebbe aprirsi un nuovo fronte investigativo che non è escluso porti all’identificazione di soggetti mai coinvolti nel sequestro.
Secondo il presidente della Commissione, Beppe Fioroni, quanto è stato scoperto analizzando i reperti sequestrati il 18 aprile 1978 nel covo di via Gradoli - che si scoprì essere ancora “caldo” e occupato, fino a poche ore prima dell’irruzione della polizia, dai brigatisti Mario Moretti e Barbara Balzerani - aggiunge «elementi di straordinaria novità». ...continua a leggere "Aldo Moro, tre nuove scoperte sull’omicidio"

moroIl fascicolo del gabinetto del ministero dell’Interno contenente un appunto riservato scomparso dagli scaffali dell’Archivio centrale dello Stato è stato «smembrato». Lo rivela la relazione presentata il 20 maggio scorso dal consulente Angelo Allegrini alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Si tratta di un documento di estrema rilevanza. Perché potrebbe collegare due capitoli oscuri della storia italiana: il sequestro del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro e la vicenda Gladio, l’organizzazione paramilitare clandestina, articolazione dei nostri servizi segreti promossa dalla Nato e organizzata dalla Cia (la Central Intelligence Agency statunitense) per contrastare un’ipotetica invasione dell’Europa da parte dell’Unione Sovietica.
Il sospetto che si sta facendo largo tra gli scranni della commissione, che indaga sulla strage di Via Fani e sul rapimento dello statista Dc, è che dietro la scomparsa di quel documento ci sia un movente preciso: tenere nascosta l’identità di chi lo compose, ma anche quella della fonte che ne ispirò i contenuti, per impedire all’organismo parlamentare d’inchiesta di convocarla e scavare nella verità in esso contenuta. E cioè – è questa l’ipotesi che la commissione guidata da Giuseppe Fioroni vuole verificare – che almeno una parte delle munizioni utilizzate dal commando delle Brigate Rosse nella mattanza del 16 marzo 1978 provenisse proprio da un deposito “Nasco” dell’Italia settentrionale, uno degli arsenali segreti di armi ed esplosivi a disposizione di Gladio, le cui chiavi sarebbero state nelle mani di sole sei persone. ...continua a leggere "Commissione Moro, «smembrato» il fascicolo con il collegamento a Gladio"