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Aldo MoroSi tratta di dettagli nascosti, elementi rimasti sotto la superficie, solo in apparenza marginali, che sollevano nuovi interrogativi sul sequestro e sull'omicidio di Aldo Moro. E raccontano un’altra storia rispetto a quella narrata finora dai brigatisti, ma anche dai rappresentanti dello Stato.
Dare una risposta alle tante domande su quanto avvenne nel tempo trascorso tra la strage di via Fani del 16 marzo 1978, la prigionia nel covo di via Montalcini e il ritrovamento del corpo del presidente Moro, in via Caetani, il 9 maggio successivo, è l’obiettivo delle indagini che sta conducendo, da quasi due anni, la Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Beppe Fioroni.
Per cogliere quell’«evidenza invisibile», di cui aveva parlato Leonardo Sciascia già nell’agosto del 1978, Paolo Cucchiarelli, giornalista dell’Ansa, nel libro Morte di un presidente (Ponte alle Grazie), propone una minuziosa ricostruzione fondata sull’analisi dei tanti indizi materiali. Che Lettera43.it è in grado di anticipare.
Un lavoro che disegna una trama complessa, ma capace di demolire il castello di bugie e contraddizioni che negli anni ha reso impossibile l’accertamento della verità, fuori e dentro i tribunali.
Ciò che fino a oggi sembrava incomprensibile o caotico – le allusioni delle lettere di Moro dalla “prigione del popolo”, il comportamento paradossale dei suoi carcerieri, le oscillazioni dei politici, il coinvolgimento del Vaticano, della malavita organizzata, di Gladio, della P2, dei servizi segreti statunitensi, e soprattutto l’identità di chi uccise il presidente della Democrazia cristiana – appare così dotato di saldatura logica. ...continua a leggere "Moro, gli indizi che smontano il racconto delle Br"

L'agenzia Ansa batte la notizia alle 13.59 del 9 maggio 1978. È un lancio molto scarno, solo cinque righe: «Un cadavere in una macchina è stato trovato in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure. Sul posto si sono recati il questore di Roma e il capo della Digos Spinella. Al momento non si hanno altri particolari».
Ma il lancio, quello che cambierà il corso della storia d'Italia, arriva 5 minuti dopo, alle 14.04: «L'on. Moro sarebbe la persona trovata morta all'angolo di via delle Botteghe Oscure con via Caetani. Lo ha riferito un funzionario della Digos».
Sono passati 55 giorni dall'eccidio di Fani e dal sequestro del presidente della Democrazia cristiana. Il corpo di Aldo Moro, crivellato di colpi, con il viso coperto da una giacca blu e il resto da un plaid, viene trovato nel vano posteriore di una Renault 4 rossa targata Roma N57686. L'auto è parcheggiata in via Michelangelo Caetani, a due passi dalla sede del Pci di via delle Botteghe Oscure e a poca distanza da quella Dc di piazza del Gesù.
Ad avvisare la polizia, che il corpo di Moro è proprio lì, è una telefonata al professor Franco Tritto, un docente universitario che conosce bene Moro. La chiamata viene registrata alle 12.30 perché l'utenza di Tritto, come quelle di molti conoscenti del presidente della Dc, è sotto controllo.
Dall'altro capo dell'apparecchio c'è un uomo che si presenta come il dottor Niccolai, ma in realtà è il brigatista Valerio Morucci che chiama da una cabina telefonica della stazione Termini: «Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani, che è la seconda traversa a destra di via delle Botteghe Oscure». ...continua a leggere "Moro, la cronaca del 9 maggio 1978 minuto per minuto"

Cyber SecurityÈ «cyber» la parola più ripetuta nelle 132 pagine dell'ultima relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza appena presentata dall'intelligence italiana al parlamento. E le “macro tendenze” su cui i nostri servizi segreti si stanno concentrando vanno dalle minacce legate al terrorismo di matrice jihadista a quelle dirette ad attaccare il contesto economico-finanziario.
Tutte sfide che la nostra intelligence sta affrontando promuovendo un cambio di passo e di strategia che va verso la piena complementarietà tra il fattore umano, con il reclutamento di nuove figure, e quello tecnologico, fondamentale per rafforzare la capacità di agenti operativi e analisti.
In questo contesto, anche sul fronte interno, per il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) il cyberspazio si conferma, sempre più, non solo un ambito di propaganda e networking, ma anche un potenziale terreno di lotta e di «conflittualità diffusa».
Sul fronte delle minacce nel cyberspazio, l'intelligence non ha individuato, a oggi, azioni terroristiche finalizzate a distruggere o sabotare infrastrutture di rilevanza strategica (aeroporti, acquedotti, reti elettriche e di telecomunicazioni pubbliche e private). Tuttavia ipotizza che, nel futuro, tali obiettivi possano effettivamente rientrare negli indirizzi del jihad globale, aggiungendo quindi una nuova dimensione alla minaccia terroristica.
A preoccupare gli 007 sono, in particolare, le continue campagne di ricerca e reclutamento online di hacker mercenari o ideologicamente motivati, per sostenere le operazioni dell'Isis. E, soprattutto, il crescente numero di attacchi informatici ai danni di sistemi informativi di soggetti pubblici e privati occidentali, non particolarmente sensibili, da parte di organizzazioni terroristiche, che, per la denominazione o il contenuto delle loro rivendicazioni, fanno chiaro riferimento al jihadismo e allo Stato Islamico. ...continua a leggere "Cybercrime, la relazione dei servizi segreti"

Cyber SecurityLa bagarre sul nome di Marco Carrai, che negli ambienti della sicurezza informatica e dell’intelligence non è considerato uno qualunque, sta rischiando di far passare in secondo piano il valore del progetto che ha in mente il governo Renzi. L’Italia, infatti, è uno dei pochi paesi occidentali che non ha ancora scelto di mettersi al passo con i tempi in materia di sicurezza del cyberspazio. Lo sta facendo negli ultimi anni, con grande ritardo ed esponendosi a continui richiami anche da parte dell’Ue, ponendo le basi normative e adeguando i suoi apparati di sicurezza, ma non ha ancora creato un’agenzia per la cybersecurity.
E’ scontato ripetere quanto la difesa del cyberspazio sia una priorità strategica per la sicurezza nazionale, un aspetto che coinvolge tutto il Paese, le infrastrutture sensibili, le aziende e i cittadini. Non a caso le grandi intelligence, sia governative che private, stanno potenziando questo settore e la propria capacità di difesa dei confini “virtuali”, schierando sul campo super esperti di informatica al posto della fanteria e avviando partnership con le grandi aziende e le università. Le organizzazioni criminali e terroristiche non sono da meno e possono contare su enormi risorse finanziarie e know-how adeguato.
Il cyberspazio, perciò, è un vero e proprio campo di battaglia. Secondo il rapporto Clusit 2015, gli attacchi informatici causano alle sole aziende italiane danni per 9 miliardi di euro l’anno. E si pensi a quali rischi è esposta la rete, in ogni momento, e a quale scenario potremmo assistere nel caso in cui un’organizzazione terroristica attaccasse le principali infrastrutture informatiche del nostro Paese. ...continua a leggere "La difesa del cyberspazio è fondamentale per la sicurezza del Paese"