Qui sono in servizio i professionisti della Scuola interforze per i quali tute, guanti e maschere ad alta protezione sono pane quotidiano. Le indossano decine di volte, ogni anno, addestrandosi a difendere e ad attaccare in ambienti ostili, non solo in caso di potenziali minacce e nemici tradizionali ma, anche, per il rischio legato all’impiego - offensivo - di agenti nucleari, biologici, radiologici e chimici. E sono proprio queste quattro parole, legate insieme, a formare l’acronimo “Nbcr” che contraddistingue una élite di militari italiani, altamente specializzati, in questo settore. L’emergenza Coronavirus li ha messi in allerta, ma, va precisato, non li abbiamo ancora visti direttamente in azione perché, fortunatamente, fino ad ora, non si è mai arrivati al punto di dover attuare un biocontenimento “BSL-4”, cioè il più alto dei quattro livelli di biosicurezza.
A formare questi uomini è una Scuola Interforze che si trova a Rieti, all’interno della “Attilio Verdirosi”, una caserma fortificata (in parte è racchiusa tra le mura medievali del capoluogo sabino) che ogni anno specializza a fronteggiare queste precise minacce, un migliaio di uomini e donne, soldati nazionali e delle forze Nato, ma anche personale delle forze dell’ordine (compresi i corpi speciali), operatori sanitari di 118 e Croce Rossa. La formazione offerta dalla Scuola - che ha in forza poco più di 200 uomini effettivi, oggi al comando del generale di brigata Emilio Corbucci - si articola su tre diversi livelli: basica, avanzata e specialistica nel settore “Nbcr”. Di questi corsi, tre sono in lingua inglese e destinati ai molti Paesi che inviano i loro uomini a specializzarsi a Rieti.
In appoggio alla caserma, dove si seguono i corsi teorici, la Scuola ha a disposizione anche una maxi area addestrativa “Nubich” (NUcleare, BAtteriologica CHimica) che si trova nell’ex aeroporto militare di Rieti. Nata nel 2002, è la “Città denuclearizzata” dove vengono simulati scenari diversi: una stazione della metropolitana a grandezza naturale (con tanto di vagoni), una ferrovia con un tratto di strada ferrata e sopra un treno - vero - e duecento metri di cunicoli che riproducono una vera e propria rete fognaria, interrata e allagabile. Un "parco giochi” vasto come venti campi da calcio che in Europa ha un solo gemello, a Porton-Down, vicino a Salisbury in Inghilterra, ma con dimensioni inferiori. Un luogo dove è possibile simulare realisticamente un attacco nucleare o terroristico impiegando decine di uomini e mezzi.
Gli uomini della Verdirosi non si sono tirati indietro quando, la Asl di Rieti, nei giorni dell’emergenza Coronavirus, gli ha chiesto assistenza per allestire un Covid Hospital nella residenza per anziani “Santa Lucia”, a nemmeno cento metri dalla loro caserma e che ha registrato molti casi di contagio. Sono entrati in azione con i loro equipaggiamenti, impiegati in un compito che, in gergo militare, è chiamato “dual use”, vale a dire la capacità delle forze armate di prestare la propria opera, in tempo di pace, a favore della popolazione. Così era stato anche la notte del 24 agosto 2016 quando i militari della Scuola Nbc avevano raggiunto Amatrice, il comune del Reatino devastato dal sisma. Uno sforzo che nel 2018 è valso alla bandiera della Scuola Interforze la Croce d'Oro al Merito dell'Esercito. Ed è di queste ore anche la notizia dell'impiego degli uomini dal 7° reggimento Cbrn “Cremona” per sanificare 337 chiese della Capitale in vista della riapertura dei luoghi di culto. Un intervento che durante l'emergenza Covid-19 i militari, specializzati nella lotta contro gli agenti contaminanti, hanno già condotto in 183 Rsa, 50 strutture delle Forze dell’Ordine e altri 81 luoghi pubblici.
Tra gli impieghi dei militari specializzati in difesa Nbc si sono aggiunti, nel corso degli anni, ulteriori rischi, oltre a quello di possibili conflitti nucleari. Si tratta dei rifiuti tossici e degli incidenti ambientali, (come l’esplosione di una fabbrica che produce sostanze chimiche) ma anche, per rimanere nel campo delle ostilità, degli attentati di matrice terroristica con l’uso di gas, come il Sarin (già impiegato nell’attacco alla metropolitana di Tokyo, nel 1995), o, ancora, l’Antrace. “A nuova offesa nuova difesa”, recita il motto della Scuola interforze di Rieti. Nascono proprio da questa evoluzione dei rischi, una serie di collaborazioni, come quella con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco che conta nuclei Nbcr; o, ancora, con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), con l’Università di Tor Vergata e con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw).
Molti i corpi militari, aderenti alla Nato o al Partenariato per la Pace della stessa Alleanza Atlantica, inviano a Rieti i propri militari a specializzarsi. Arrivano dai Paesi Bassi, dalla Norvegia, dal Canada. La cittadella di Nubich in passato è stata sfruttata anche per la simulazione di attentati terroristici nelle metropolitane e il successivo intervento dei nuclei speciali di Polizia e Carabinieri (Nocs e Gis); o ancora per quella di raid ad alto rischio per la liberazione di ostaggi all’interno di un supermarket. I corpi speciali, anche quelli di Esercito e Aeronautica (come i subacquei e gli incursori del Comsubin), si sono addestrati, nella piccola rete fognaria di cui è dotata la cittadella, al ritrovamento di un laboratorio chimico clandestino, alla presenza di materiale radioattivo destinato al confezionamento di una bomba.
Nella stessa base è operativa l’Area Control Center (ACC), una sala operativa nazionale di “warning and reporting” per il rischio Nbcr e dalla quale si monitora l’Italia e l’Europa, grazie a una serie di centraline sparse su tutto il territorio nazionale, in Portogallo e nell’est Europa. Si tratta di sensori in grado di rilevare, attraverso un’analisi dell’aria, se c’è stato un incidente nucleare e, quindi, di allertare le strutture di difesa e soccorso. Un’attività, quest’ultima, alla quale è stata dedicata, nel dicembre del 2019, anche una specifica esercitazione, la "Information Exchange Event '19" e a cui hanno preso parte forze Nato e gli analoghi centri di Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e Slovacchia, oltre ai reparti di Esercito, Marina e Aeronautica. Una simulazione che, spiega la Scuola nel suo sito, è servita a testare “la capacità dei centri di segnalazione degli allarmi a diffondere/scambiare le informazioni relative alla diffusione di contaminazione di sostanze biologiche, chimiche e radiologiche, con particolare riferimento agli incidenti di tipo transfrontaliero”.
di Fabrizio Colarieti per Il Messaggero [link originale]