Trentasei anni dopo l’eccidio di via Fani, il sequestro e la condanna a morte del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, il Parlamento, per la terza volta, tornerà a indagare su uno dei misteri più intrigati della storia repubblicana. La Camera, infatti, ha approvato ieri (269 favorevoli, 73 contrari) la proposta di legge del Partito Democratico, largamente condivisa anche da altre forze politiche, per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta che avrà il compito di accertare «nuovi elementi che possano integrare le conoscenze già acquisite dalle precedenti Commissioni» ed eventuali responsabilità «riconducibili ad apparati, strutture e organizzazioni comunque denominati ovvero a persone a essi appartenenti o appartenute». Ora il testo del provvedimento passerà al Senato.
La Commissione d’inchiesta, la cui proposta di istituzione aveva come primi firmatari i parlamentari del Pd Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, avrà diciotto mesi di tempo per completare i propri lavori e trasmettere al Parlamento una relazione. Sarà composta da 25 senatori e da 25 deputati e avrà un presidente, eletto tra i suoi componenti. I poteri di cui disporrà saranno analoghi a quelli della magistratura e, dunque, l’organismo potrà avvalersi non solo di consulenti esterni ma anche di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria.
Il perché di una nuova Commissione è spiegato nella proposta approvata a Montecitorio e in un voluminoso dossier presentato nelle scorse settimane dai parlamentari del Pd che, nel ripercorre quei terribili 55 giorni, mette in luce tutti i “buchi neri” del caso Moro. «I lavori delle precedenti Commissioni – scrivono i parlamentari proponenti – hanno dimostrato che non vi è un’impossibilità oggettiva di risalire alla ricostruzione precisa della dinamica. Quello che turba sono invece le reticenze e le omissioni che hanno impedito alla verità di emergere completamente. La presente proposta di inchiesta parlamentare ha l’ambizione di scrivere la parola fine accertando la verità storica dell’evento, ma anche di recuperare il ritardo e le omissioni dello Stato sull’intera vicenda. Ancora troppi, infatti, a distanza di oltre trentacinque anni, sono i lati oscuri dell’azione terroristica e di quella difensiva dello Stato. Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull’evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del caso Moro, di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e del 9 maggio. Evidentemente, nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista democristiano e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente».
«Siamo convinti che il nostro Paese ha bisogno della verità sul caso Moro – ha dichiaratoGero Grassi commentando l’approvazione della pdl – e per questo riteniamo molto importante listituzione di una nuova Commissione d’inchiesta. Infatti sarà utile un grande lavoro di sintesi e di analisi dei fatti emersi nel corso degli anni recenti e di un luogo istituzionale che si occupi di raccogliere e rendere pubblici tutti di documenti, molti ancora sparsi tra vari enti, tantissimi ancora classificati (come è il caso dei circa 30% di quelli conservati dall’archivio storico del Senato), prodotti sul rapimento e l’uccisione del presidente della Democrazia cristiana. La verità sul caso Moro, che ha rappresentato uno spartiacque nella storia del nostro paese, può illuminare il nostro passato e quel tragico fatto ma può aiutarci anche a guardare con maggiore lucidità e consapevolezza il futuro. Per questo l’opposizione distruttiva del Movimento 5 Stelle è stata del tutto incomprensibile e politicamente sbagliata, visto che nei loro interventi anche i deputati grillini riconoscono la necessità di ricostruire una verità. Particolarmente confusa la loro proposta di inserire tra i compiti della commissione anche uninchiesta sulla tragedia di Ustica, che ci porterebbe lontano dal nostro obiettivo, e di rimuovere le disposizioni relative al segreto di Stato che, in realtà, come è noto, non è opponibile in caso di stragi. Dunque, non sono emersi ragionevoli punti di criticità riguardo alla istituzione della Commissione – ha concluso l’esponente Democratico – con la quale ci assumiamo la responsabilità di svolgere un serio lavoro al servizio della verità».
Nella storia ci sono già due precedenti. La prima Commissione parlamentare d’inchiesta che tentò si fare luce sul rapimento e l’uccisione del presidente Moro fu istituita nel novembre del’79. Vi parteciparono uomini del calibro di Leonardo Sciascia, Ugo Pecchioli, Raniero la Valle e Sergio Flamigni. Nel ’88, nel corso della X legislatura, il Parlamento tornò a indagare, anche sul caso Moro, istituendo la Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.
di Fabrizio Colarieti