Calcoli errati e nessun collaudo statico. Una palazzina solo sulla carta in regola con le norme antisismiche. Emerge tutto questo dalle pagine dell'avviso di conclusione delle indagini notificato dalla Procura di Rieti al sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, e ad altri 7 tra tecnici, dirigenti e funzionari pubblici nell'ambito dell'inchiesta sul crollo della palazzina di piazza Sagnotti che costò la vita a sette persone. I reati contestati sono disastro colposo, omicidio colposo e lesioni personali colpose. Secondo gli inquirenti la palazzina non fu adeguatamente ristrutturata dopo il terremoto dell'Aquila del 2009 e per questo crollò dopo il sisma che colpì ad Amatrice. Eppure si erano manifestati evidenti segnali di cedimento e l'allora sindaco di Amatrice, Carlo Fedeli, aveva deciso di sgomberarla. Il progetto e la messa in sicurezza, scrive la Procura, non tennero conto della fragilità sismica dell'edificio, desumibile analizzando i danni causati dal sisma nonostante la distanza, oltre 30 chilometri, tra Amatrice e l'epicentro. L'intervento avvenne sulla base di un progetto che conteneva un "indicatore di rischio inattendibile e non realistico" e un "errato coefficiente di vulnerabilità sismica addirittura superiore a 1". La ristrutturazione si limitò a una "scucitura/smontaggio della muratura in pietra", ma senza collegare tra loro i solai con barre d'acciaio. In particolare la Procura segnala che il progettista adottò un modello di calcolo "fondato su presupposti errati e non conforme alle leggi previste per le costruzioni in zona sismica". Per dirne una: gli inquilini avevano segnalato, anche dopo la ristrutturazione, che porte e finestre continuavano a chiudersi male. I 4 tra tecnici e dirigenti del Genio civile di Rieti indagati, sempre secondo i magistrati, approvarono il progetto nonostante contenesse carenze e violazioni e in assenza della verifica dei cinematismi locali di collasso. Uno dei funzionari attestò l'esecuzione del collaudo "pur non risultando agli atti nemmeno la nomina di un collaudatore". Al sindaco Pirozzi, che si è detto estraneo ai fatti contestati, la Procura imputa di aver consentito "il rientro, nonché la permanenza fino al 24 agosto 2016, nelle proprie abitazioni, degli inquilini sebbene non avesse revocato l'ordinanza di sgombero emessa dal suo predecessore".
di Fabrizio Colarieti per Ansa