È un’Italia a tre velocità, quella che emerge dal rapporto di Cittadinanzattiva, sia in tema di manutenzione sia rispetto agli adempimenti e alle certificazioni obbligatorie. La Lombardia, con una media di quasi 119mila euro, è la regione che investe di più in manutenzione; la Puglia, con meno di 3mila euro, è la peggiore.
Il recente terremoto che ha sconvolto il centro Italia, stando ai dati contenuti nel dossier, non ha insegnato granché. In Calabria, territorio ad elevato rischio sismico, solo il 2% delle scuole sono in regola con i test di vulnerabilità. In Umbria, altra terra di terremoti, lo stesso dato sale al 59%. Oltre 18mila gli edifici che potrebbero non sostenere un sisma: 3.832 in Sicilia, 3.458 in Campania e 2.399 Calabria. Ad oggi solo il 29% degli edifici scolastici sono stati interessati da una verifica di vulnerabilità sismica, fanalino di coda la Calabria (il 2% è in regola), Campania (4%) e Sicilia (7%). Sul fronte degli interventi per mitigare il rischio sismico, solo il 9% delle scuole è stato migliorato e ancor meno, il 5%, è stato adeguato sismicamente.
Ad incidere molto sulla sicurezza degli edifici non è solo la collocazione geografica, cioè se si trovano in zone più o meno vulnerabili dal punto di vista sismico, ma, soprattutto, l’età della costruzione. Una scuola su due (55%), secondo i dati forniti da Cittadinanzattiva, è stata costruita prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica (quella del 1974). Il 32% delle scuole è stato costruito dopo il 1976, il 27% tra il 1961 e il 1975, il 12% tra il 1946 e il 1960, l’8% tra il 1921 e il 1945, il 4% tra il 1900 e il 1920, il 3% nell’800, l’1% prima dell’800.
di Fabrizio Colarieti per La Notizia [link originale]