Onorevole Grassi, le precedenti Commissioni non sono riuscite a fare luce su molti aspetti ancora oggi poco chiari, cosa le fa pensare che questa volta il Parlamento ce la farà?
«La forza di volontà e la determinazione di rendere giustizia ad un uomo morto per la libertà e la democrazia. Aggiungo anche la passione morotea di sapere e conoscere, avendo conosciuto Aldo Moro nel lontanissimo novembre 1963, quando avevo cinque anni e mezzo. Quando Moro fu rapito, il 16 marzo 1978, feci il mio primo comizio e sostenni sempre la necessità della trattativa, tesi allora respinta come demoniaca e lesiva della integrità dello Stato, oggi quasi unanimemente accettata».
Commentando l'istituzione della Commissione ha accennato a false verità e all'assenza di uno scenario credibile sulla morte e la prigionia di Aldo Moro, può riassumere quali sono gli aspetti su cui la Commissione si concentrerà?
«Penso che vada fatta anzitutto luce su via Fani, dove in base a quanto sostiene la magistratura, con sentenze definitive, c'erano persone non riconducibili alle Brigate rosse. Poi penso vada chiarita la morte di Moro che non è avvenuta per mano di Prospero Gallinari, come lui stesso ha raccontato prima di morire e come il senatore Sergio Flamigni sostiene sin dagli anni novanta. In aggiunta, le false verità sono quelle di via Gradoli, il lago della Duchessa e la prigione di Moro che non è unica, come dicono i brigatisti, perché i rilievi medico-scientifici sul corpo di Moro lo hanno accertato ed escluso».
Che idea si è fatto sulle dichiarazioni dell’ispettore Rossi in merito alla presunta presenza in via Fani di agenti segreti?
«Sinora ho studiato gli atti della magistratura e delle Commissioni d'inchiesta. Leggo i giornali, ma non mi condizionano. La vicenda dell'Ispettore Rossi va chiarita senza pregiudizio alcuno e con rispetto dei vivi e dei morti. Penso che una persona che affermi quello che sostiene Rossi o è un matto da legare, e va curato, oppure dice cose che è in grado di certificare con prove. Che in via Fani ci fossero altri soggetti lo dicono anche Alberto Franceschini e Valerio Morucci (due membri della Brigate Rosse, ndr)».
Proverete ad ascoltare i due brigatisti del commando di via Fani, Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono, ancora oggi latitanti, e a sollecitare la loro estradizione?
«La vicenda di Casimirri è veramente strana. Ci sarà qualcuno responsabile della sua non estradizione? Perché i Servizi vanno a trovarlo e non sappiamo nulla? Chi ha favorito Casimirri in questi anni?».
La Commissione riuscirà a rendere pubblici i documenti sul caso Moro ancora oggi classificati?
«L'obiettivo del Governo Renzi è eliminare ogni classificazione e copertura. Dopo trentasei anni ogni copertura è sinonimo di correità od omissione di verità. Voglio specificare che la Commissione d'inchiesta non tende a fare rese dei conti, né fisiche né giudiziarie, ma a scoprire la verità storica e consegnarla al Paese».
Il Parlamento dovrà fare tutto questo in 18 mesi e con scarse risorse a disposizione, non le sembra un missione impossibile?
«A me piacciono le missioni impossibili. Togliere all'uomo la possibilità di misurarsi con le sfide difficili è renderlo innocuo e paralizzato. Voglio vivere, sapere, capire, raccontare e studiare come evitare il ripetersi del dramma di Aldo Moro. Voglio raccontare ai cittadini, come sto facendo dovunque in Italia, la vita e la morte dell'uomo mite e buono Aldo Moro e concludere che lo Stato deve evitare il ripetersi di tragedie come questa».
di Fabrizio Colarieti