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Le tracce di chi finanzia il terrorismo

GdfCrescono i casi di sospetto finanziamento del terrorismo internazionale, attraverso transazioni digitali, segnalati all'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. Al trend attuale, ha riferito al Copasir il comandante generale della Guardia di finanza, Giorgio Toschi, il loro numero di operazioni alla fine del 2016 potrebbe raddoppiarsi rispetto al 2015.
Per fronteggiare il fenomeno, il primo agosto entra in funzione una nuova divisione della Gdf che è pronta a operare a stretto contatto con la Banca d'Italia e che si deve occupare di tracciare e analizzare tutte le transazioni finanziarie.
Nel 2015, secondo l'ultimo rapporto dell'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, sono state analizzate e trasmesse agli organi investigativi quasi 85 mila segnalazioni di operazioni sospette, con un incremento del 12% circa rispetto al 2014. Le sole segnalazioni di operazioni riconducibili al terrorismo sono triplicate nel 2015, sono ulteriormente cresciute in maniera significativa nel 2016.
Secondo i dati delle Fiamme gialle, nel 2015 le transazioni “attenzionate” erano state circa 3 mila (delle quali, però, solo 11 sono giunte all'autorità giudiziaria), la stessa cifra è già stata raggiunta nei primi sei mesi del 2016, un trend che potrebbe raggiungere circa 6 mila a fine anno.
Il processo di analisi utilizzato dall'Uif è molto complesso, essendo diverse le forme di trasferimento di denaro che offre il mercato digitale, ma assicura una rapida condivisione delle informazioni con gli organi investigativi, con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e con il Comitato analisi strategiche antiterrorismo. Sul piano internazionale le unità di informazione finanziaria hanno sviluppato, nell’ambito del gruppo Egmont, uno scambio multilaterale di dati la cui analisi e condivisione è anticipata rispetto alla rilevazione dei “sospetti”.
Il progetto è finalizzato all’approfondimento delle forme di finanziamento dell'Isis e delle caratteristiche finanziarie dei foreign fighter e porta all’attenzione delle singole unità di informazione soggetti e circuiti connessi al terrorismo anche quando le operazioni non sono già note. I dati da analizzare riguardano circa 20 mila nominativi sospetti, tuttavia i flussi potenzialmente destinati a finanziare il terrorismo di matrice jihadista sono difficili da intercettare perché si tratta nella gran parte dei casi di importi limitati, canalizzati al di fuori dei circuiti finanziari legali e provenienti da attività di per sé lecite.
La Banca d'Italia, nel contesto delle iniziative di prevenzione e contrasto del terrorismo, ha condotto in via sperimentale un’analisi dei flussi finanziari diretti verso Paesi mediorientali e Nord-africani, che ha consentito di focalizzare meglio le caratteristiche del fenomeno.
Accertamenti che hanno permesso di evidenziare alcune rilevanti operazioni che ora sono oggetto di indagini da parte dell'antiterrorismo. Sotto la lente dell'Uif, grazie alla collaborazione dei maggiori intermediari bancari, sono finiti anche i prelievi di contante dagli sportelli automatici effettuati in Italia a valere su carte di credito straniere.
Dalle indagini condotte sui dati del 2013, erano emersi, infatti, trasferimenti sistematici nel nostro Paese di ingenti fondi esteri di origine ignota. L’importo complessivamente prelevato è aumentato del 27% su base annua (fra gennaio 2014 e aprile 2015 sono stati prelevati circa 160 milioni di euro da appena 1.300 carte provenienti soprattutto dagli Stati dell’Europa orientale). I principali intermediari nazionali, sensibilizzati sui possibili rischi di riciclaggio collegati a questa tipologia di prelievi, hanno introdotto diverse misure destinate a contenere il fenomeno. L’Unità tiene sotto stretto controllo anche i money transfer. Nel 2015 sono state circa 220 mila le transazioni, 2.300 delle quali sono state oggetto di analisi.
L'Autorità di informazione finanziaria del Vaticano ha invece sottoscritto recentemente un accordo di cooperazione con la Banca d'Italia finalizzato a facilitare, su base di reciprocità, lo scambio di dati in materia di vigilanza finanziaria.
L'accordo consente a entrambe le autorità di ampliare i canali informativi per vigilare sui rapporti tra gli intermediari italiani e gli enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria dentro i confini della Santa sede. Un accordo di cooperazione che segue quello già siglato tra il Vaticano e l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia nel 2013 proprio sul fronte della prevenzione e del contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

di Fabrizio Colarieti per lettera43.it [link originale]

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