La vincita alle presidenziali brasiliane del candidato dell’estrema destra, Jair Bolsonaro, ha riacceso le speranze di ottenere l’estradizione dell’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti. Ad attenderlo in italia, da dove fuggì nel 1981 evadendo dal carcere di Frosinone, c’è una condanna all’ergastolo per quattro omicidi che risalgono agli anni di piombo. Bolsonaro lo aveva promesso il 16 ottobre scorso, e questa mattina, suo figlio Eduardo, rispondendo a un tweet in cui Matteo Salvini si congratulava per l’elezione di suo padre, ha confermato l’intenzione affermando che “il regalo è in arrivo”. E quel regalo è proprio Battisti. “Riaffermo – aveva scritto il 16 ottobre Bolsonaro in un tweet in Italiano lanciato in piena campagna elettorale – il mio impegno di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni. Mostreremo al mondo il nostro totale ripudio e impegno nella lotta al terrorismo. Il Brasile merita rispetto!”. Battisti, perciò, mai come ora, rischia l’estradizione e il carcere in Italia. Nell’ottobre dello scorso anno l’ex terrorista, apprezzato scrittore in Francia, era stato arrestato a Corumbà, nello stato di Mato Grosso del Sud, mentre tentava di attraversare il confine boliviano, ma tre giorni dopo era tornato in libertà. Dal 2010 l’ex militante dei Pac gode, infatti, dello status di rifugiato politico concesso dall’allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva. Lo scorso 13 marzo la procuratrice generale brasiliana, Raquel Dodge, ha stabilito che l’eventuale revoca di tale status spetta al capo dello Stato. Dunque ora la questione è nelle mani di Bolsonaro.
Salvini ha già annunciato che il Governo italiano intende chiudere al più presto il caso Battisti ottenendo la sua estradizione. “Non vedo l’ora di incontrare il neo-presidente Bolsonaro. Sarò lieto di recarmi personalmente in Brasile – ha detto il ministro dell’Interno – anche per andare a prendere il terrorista rosso Cesare Battisti e portarlo nelle patrie galere”. “Cesare Battisti deve tornare in Italia. Da mesi gli uffici del ministero hanno avviato contatti con le autorità brasiliane, tenendosi pronti a un evento che avrebbe potuto cambiare le cose, come la vittoria di Jair Bolsonaro alle elezioni presidenziali” ha detto, invece, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Lo dobbiamo alle famiglie delle vittime di Battisti – ha aggiunto il Guardasigilli -, lo dobbiamo anche al Paese”. “Il Tribunale supremo federale del Brasile – ha detto ancora il ministro – ha già concesso l’estradizione in Italia, chiedendo però di commutare la pena al massimo di trent’anni di reclusione considerato che nell’ordinamento carioca non esiste l’ergastolo. Istanza che è stata già accolta dal mio predecessore nell’ottobre dell’anno scorso. Come tutti sanno, fu l’ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, a bloccare tutto, ponendo un veto al suo rientro in Italia. Avevamo già chiesto di rivedere la decisione di Lula e abbiamo attivato anche i canali diplomatici: seguiamo la situazione con la massima attenzione”. Bonafede, in un post su Facebook, ha poi riassunto il curriculum criminale di Cesare Battisti: Omicidio premeditato dell’agente di custodia Antonio Santoro (Udine, 6 giugno 1978); omicidio di Pierluigi Torregiani (Milano, 16 febbraio 1979); omicidio premeditato di Lino Sabbadin (Mestre, 16 febbraio 1979); omicidio premeditato dell’agente di polizia Andrea Campagna (Milano, 19 aprile 1979).
di Fabrizio Colarieti per La Notizia [link originale]