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Giulio RegeniCi sono “zone grigie”, in Egitto e in Italia. E la verità sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato per 7 giorni e ucciso al Cairo quattro anni fa, è ancora lontana, perché, oltre alle reticenze delle autorità egiziane, ribadite recentemente anche dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, a mancare è la volontà di agire con maggiore determinazione. E’ quanto hanno ribadito i genitori del giovane friulano, Paola Deffendi e Claudio Regeni, nel corso della loro prima audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla vicenda.
Il governo egiziano, hanno detto i genitori di Giulio, “è recalcitrante e non collabora come dovrebbe”, ma, anche da parte italiana, non è stato “ancora ritirato il nostro ambasciatore al Cairo”. “Da tempo – hanno aggiunto – chiediamo il ritiro dell’ambasciatore. Cantini (Giampaolo Cantini, ndr) da molto tempo non ci risponde, evidentemente persegue altri obiettivi rispetto a verità e giustizia, mentre porta avanti con successo iniziative su affari e scambi commerciali tra i due Paesi”. ...continua a leggere "Caso Regeni, ancora troppe “zone grigie” in Egitto e in Italia"

Giulio RegeniGiulio Regeni, il ricercatore friulano morto al Cairo tre anni fa, dopo il suo arresto, compiuto da agenti della National security egiziana, fu torturato in più fasi e per giorni, tra il 25 e il 31 gennaio 2016. Indicibili sofferenze che gli causarono fratture e ferite compatibili con calci, pugni e violenti colpi sferrati con bastoni e mazze. Ad affermarlo sono stati il sostituto procuratore, Sergio Colaiocco, e il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, nel corso dell’audizione davanti alla neonata Commissione d’inchiesta istituita dal Parlamento per fare luce sulla morte del ricercatore.
“L’autopsia eseguita in Italia – ha spiegato Colaiocco – ha dimostrato che le torture sono avvenute a più riprese, tra il 25 e il 31 gennaio. L’esame della salma depone per una violenta azione su varie parti del corpo. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Giulio è morto, presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell’osso del collo”. ...continua a leggere "Regeni prima di morire fu torturato dagli 007 egiziani per 7 giorni"

Giulio RegeniGiulio Regeni, il ricercatore friulano morto al Cairo tre anni fa, dopo il suo arresto, compiuto da agenti della National security egiziana, fu torturato in più fasi e per giorni, tra il 25 e il 31 gennaio 2016. Indicibili sofferenze che gli causarono fratture e ferite compatibili con calci, pugni e violenti colpi sferrati con bastoni e mazze. Ad affermarlo sono stati il sostituto procuratore, Sergio Colaiocco, e il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, nel corso dell’audizione davanti alla neonata Commissione d’inchiesta istituita dal Parlamento per fare luce sulla morte del ricercatore.
“L’autopsia eseguita in Italia – ha spiegato Colaiocco – ha dimostrato che le torture sono avvenute a più riprese, tra il 25 e il 31 gennaio. L’esame della salma depone per una violenta azione su varie parti del corpo. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Giulio è morto, presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell’osso del collo”.
Gli stessi inquirenti hanno riferito, inoltre, che nell’ambito dell’indagine si sono verificati quattro depistaggi da parte degli apparati egiziani. “Nell’immediatezza dei fatti – ha spiegato ancora Colaiocco – sono stati fabbricati dei falsi per depistare le indagini. In primis l’autopsia svolta a Il Cairo che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale. ...continua a leggere "Regeni prima di morire fu torturato dagli 007 egiziani per 7 giorni"

Guardia svizzeraI familiari di Cédric Tornay, il vicecaporale della Guardia svizzera, accusato del duplice omicidio commesso il 4 maggio 1998 che causò la morte del comandante dello stesso corpo del Vaticano, Alois Estermann e della moglie, Gladys Meza Romero, hanno chiesto ai magistrati della Santa Sede di riaprire le indagini sul caso. L’istanza per l’accesso al fascicolo integrale è stata depositata dall’avvocato Laura Sgrò (lo stesso legale che assiste i familiari di Emanuela Orlandi), rilevando numerose “criticità” nella ricostruzione dei fatti. “Abbiamo fatto richiesta di accedere al fascicolo integrale – ha detto all’Ansa il legale -, è nel pieno diritto della signora Muguette Baudat, madre di Tornay. E’ evidente che la richiesta di riapertura delle indagini, che si basa sulla presentazione di nuove prove, non può prescindere da un attento studio degli atti e della comparazione di essi con il nuovo materiale raccolto e con lo studio degli atti anche da parte dei nostri consulenti. Non appena avremo contezza del fascicolo integrale – ha concluso l’avvocato Sgrò – completeremo la nomina dei nostri consulenti”. La ricostruzione del duplice delitto, che si consumò all’interno delle mura leonine, venne contestata dalla madre dell’assassino fin da subito.
Molti sospetti, anche i merito alla rapidità con cui le autorità vaticane indagarono e chiusero il caso, emersero tra le pagine di un libro-inchiesta, Bugie di sangue in vaticano, pubblicato da Kaos e firmato “Discepoli di verità”, un gruppo di ecclesiastici e laici. Secondo la ricostruzione fornita all’epoca dei fatti dalla stessa Santa Sede, Tornay, in preda a un raptus di follia, prima avrebbe ucciso i coniugi Estermann a colpi di pistola e poi si sarebbe suicidato.
Nel novembre 2011 il legale della madre di Tornay aveva già inviato una lettera aperta a Papa Benedetto XVI per ribadire la richiesta, sinora mai accolta, di accedere al fascicolo relativo all’inchiesta sul duplice omicidio. Anche in quel caso la madre del vicecaporale aveva messo in dubbio la versione ufficiale.

di Fabrizio Colarieti per La Notizia [link originale]