Al suo posto potrebbe arrivare Antonio Manganelli, attuale capo della polizia e anch’egli in procinto di lasciare la poltrona. Nessuna novità né avvicendamenti in vista, per quanto riguarda, invece, le direzioni delle due agenzie di spionaggio. A capo dell’ex Sisde, oggi Aisi, dovrebbe rimanere il generale dei carabinieri, Giorgio Piccirillo, in carica dal 2009. Mentre alla guida dell’ex Sismi, oggi Aise, resta il generale dell’Esercito, Adriano Santini, nominato da Palazzo Chigi nel febbraio del 2010. L’altra novità, come accennato, potrebbe riguardare direttamente la polizia di Stato. Antonio Manganelli, in carica dal giugno del 2007, secondo indiscrezioni, sarebbe in procinto di lasciare il proprio incarico per prendere il posto di De Gennaro al Dis. E in lizza verso la direzione generale del Dipartimento della pubblica sicurezza ci sarebbero già diversi nomi. Innanzitutto i più quotati, due prefetti-poliziotti: Giuseppe Caruso, già questore a Roma e Palermo, di cui è stato anche prefetto e attuale direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata, e Giuseppe Pecoraro, attuale prefetto di Roma la cui candidatura sarebbe fortemente caldeggiata dal Pdl. Ma in corsa ci sarebbe anche l’attuale questore di Roma, Francesco Tagliente. Tra i papabili capi della polizia ci sono, inoltre, altri due prefetti, anche loro già investigatori di lungo corso: Nicola Cavaliere, oggi vicedirettore operativo dell’Aisi, e l’attuale capo del Dipartimento della protezione civile, già direttore del Sisde e prefetto de L’Aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009, Franco Gabrielli. Il nome di Gabrielli, nel 2003 promosso sul campo al grado di Dirigente superiore della polizia per il contributo dato alle indagini sulle Nuove Brigate Rosse, è in pole position dopo lo scontro con il sindaco di Roma Alemanno sull’emergenza neve. Nel Pdl in molti scommettono che il numero uno della protezione civile sia in corsa per succedere a Manganelli, un sospetto che lo stesso Alemanno ha sollevato nel corso di una recente puntata di “In onda”, quando, rispondendo alle domande di Telese e Porro, ha detto che «anche Gabrielli deve prendere i voti».
Intanto, il plenum del Consiglio superiore della magistratura il 15 febbraio scorso ha nominato all’unanimità il nuovo procuratore capo di Roma. Giuseppe Pignatone, 63 anni, attuale procuratore a Reggio Calabria, prenderà presto il posto di Giovanni Ferrara, nominato sottosegretario all’Interno del governo Monti. In magistratura dal ‘74, Pignatone ha svolto quasi tutta la sua carriera in trincea, a Palermo, dove è stato prima sostituto procuratore, poi dal ‘96 procuratore aggiunto presso la pretura circondariale e dal 2000 presso la procura ordinaria. A Palermo si è occupato degli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Michele Reina e Rosario Di Salvo, tutti processi conclusi con la condanna all’ergastolo di numerosi boss mafiosi. Pignatone ha diretto le indagini che hanno portato alla cattura di alcuni tra i più pericolosi latitanti in circolazione, a cominciare da Salvatore Riina, Leoluca Bagarella, Michelangelo La Barbera e Giovanni Brusca, uno degli stragisti di Capaci. Con Pignatone arriva a Roma anche un super investigatore, che andrà a ricoprire un importante incarico al Servizio centrale operativo della polizia. Si tratta del primo dirigente Renato Cortese, l’acchiappalatitanti, nome conquistato sul campo dal ‘91 in poi, prima a Palermo, con l’arresto di Brusca, Aglieri, Vitale, Piromalli, Greco, Grigola e il colpaccio storico, messo a segno l’11 aprile 2006 con la cattura di Binnu Provenzano. Cortese ha lasciato il segno anche a Reggio Calabria (città di provenienza anche di Pignatone), dove dal 2007 dirigeva la Squadra Mobile, con i colpi durissimi inferti alla ‘ndrangheta con l’arresto di tre pericolosi latitanti (Giovanni Tegano, Giuseppe De Stefano e Giovanni Strangio). Renato Cortese approda a Roma, negli uffici dello Sco, in un momento delicato per la Capitale, nel bel mezzo di una guerra, che, tra il 2011 e primi due mesi di quest’anno, ha lasciato sull’asfalto già 38 morti.
Fabrizio Colarieti per Il Punto, 1 marzo 2012 [pdf]