Si tratta di appunti inediti, annotati su diversi block notes dallo stesso Spadolini nel corso di alcuni colloqui privati con l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.
Gli appunti, che risalirebbero all’ottobre del ‘90, a quanto riferiscono fonti parlamentari, sono stati scoperti prima dell’estate dal magistrato Antonia Giammaria, consulente della stessa Commissione Fioroni, e conterrebbero importanti elementi sul contesto in cui si consumò la tragedia di Aldo Moro e sul possibile coinvolgimento dei servizi segreti israeliani e statunitensi.
Tutti gli appunti sono stati perciò acquisiti dalla Commissione e saranno digitalizzati e restituiti alla Fondazione Spadolini. La circostanza che i documenti in questione fossero custoditi all’interno di un armadio blindato, anziché tra i fondi dell’archivio personale di Spadolini, lascia intendere che il contenuto di quelle carte fosse stato in quale modo classificato o comunque soggetto a restrizioni, pare per un periodo di 50 anni.
A quanto riferisce l’agenzia Ansa, che ha dato la notizia del ritrovamento, tra le carte acquisite c’è anche una lettera di Cossiga, già nota, che ricostruisce l'atteggiamento del Pci subito dopo la diffusione della prima lettera di Moro, con il passaggio di Ugo Pecchioli: «L'onorevole Moro sia che muoia sia che torni dalla prigionia per noi è morto».
Ma anche riferimenti ai rapporti tra alcuni politici italiani e le intelligence straniere.
Gli appunti, da una prima lettura di cui dà conto l’Ansa, sintetizzano il disappunto di Spadolini rispetto alla nomina di Moro a capo del governo. L’esponente repubblicano, che durante il sequestro era il segretario del Pri, aveva sostenuto che oltre alle lettere scritte da Moro durante la prigionia e successivamente rese note ve ne fossero sicuramente delle altre.
Spadolini riporta anche la posizione socialista che ipotizzava nella scoperta delle carte di Moro un’iniziativa dei servizi americani o israeliani.
«Ci sono molte carte segrete perché riguardanti aspetti delicati della politica. Non memorie o altro ma corrispondenza oppure, come in questo caso, resoconti sbobinati di colloqui registrati», ha spiegato all’Ansa Cosimo Ceccuti, responsabile della Fondazione Spadolini. «Spadolini è morto da 21 anni ma stiamo ancora ordinando alcune carte e stiamo messo in ordine i 100 mila volumi della sua biblioteca. Il magistrato ha esaminato il settore delle carte segretate e a sua discrezione ne ha estratte alcune. La selezione è stata fatta tra le carte che erano in cassaforte».
di Fabrizio Colarieti per lettera43.it [link originale]