Dunque l'intelligence ha carta bianca per agire “in dinamico” e i suoi officer, in presenza di determinati presupposti e di una specifica autorizzazione del governo, possono anche commettere reati o condurre operazioni in condizioni “borderline”.
Un aspetto non secondario, su cui si è concentrato - anticipando di alcune settimane la conferma che in Libia stanno operando i nostri corpi speciali su mandato di Palazzo Chigi, con le garanzie funzionali proprie dei Servizi segreti e sotto il loro comando - il presidente del Copasir (il comitato parlamentare di controllo sull'intelligence), il leghista Giacomo Stucchi (nella foto).
La riflessione è contenuta nella prefazione del libro di un giovane avvocato, esperto di diritto penale militare e intelligence, Nicolò Giordana, Scriminanti e garanzie funzionali. Tra legislazione d’Intelligence e Diritto penale militare, ripresa anche dal sito della Sicurezza nazionale.
Stucchi ricorda che «la speciale causa di giustificazione», cioè l’espressione che definisce le garanzie funzionali, è scandita quattro volte nel testo della legge che ha riformato l'intelligence e che la condotta degli 007 che operano con l’autorizzazione del governo è «scriminata» in funzione della necessità dell’attività operativa.
I criteri che reggono l’architettura delle garanzie funzionali e il loro ambito di applicazione, spiega il presidente del Copasir, sono due: «L’indispensabilità e la proporzionalità delle condotte antigiuridiche da realizzare per finalità informative».
Ogni operazione è autorizzata in maniera preliminare, e questo è anche il caso della missione delle forze speciali italiane in Libia.
Tutto tranne la licenza di uccidere. «Nessun agente ha o potrà mai avere», afferma ancora Stucchi, «'licenza di uccidere» o potrà «ledere la vita, l’integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l’incolumità di una o più persone».
Il controllo del parlamento, tramite il Copasir, «assicura che non ci siano deviazioni», afferma ancora nella prefazione il presidente dello stesso comitato parlamentare, ricordando una storica affermazione dell’ammiraglio Fulvio Martini, per anni direttore del Sismi, secondo cui quello dell'agente segreto «è un mestiere da delinquenti, perciò deve essere fatto da gentiluomini».
di Fabrizio Colarieti per lettera43.it [link originale]