Nella homepage c’è un titolo generico: “Servizi per le comunicazioni”. E un motto in latino: Sutor ne supra crepite iudes, e cioè «che il ciabattino non giudichi più in su della scarpa». Sembra un invito a non parlare troppo quando non si hanno argomenti validi e, forse, basterebbe solo questo per capire che oltre quella “porta” c’è qualcosa di riservato. Sutor it è chiaramente un sito internet di copertura, registrato la prima volta nel 2001 e intestato a un dirigente di Wind Infostrada, che, stando a quanto emerge dai file sottratti a una società milanese hackerata il 6 luglio e finita nella bufera per via dei suoi spyware venduti a governi e intelligence di mezzo mondo - sarebbe in uso al contro-spionaggio militare italiano. Sono diversi, infatti, gli indirizzi di posta elettronica sutor it e le e mail finite nel pacchetto di 400 gigabyte di dati sottratti alla società e pubblicati da Wikileakes. In una di esse a scrivere è un “colonnello” e il tema sono le potenzialità intrusive dei software che la società proponeva alle agenzie di spionaggio e ai governi, anche di Paesi dichiaratamente ostili nei confronti della libertà di stampa.
È certo che la nostra intelligence utilizzasse fino al giorno dell’attacco i software della stessa società milanese, come potente suite di strumenti di intrusione capace di sorvegliare tutto, dalle e mail alle telefonate via Skype. A dirlo sono le fatture intestate alla presidenza del Consiglio dei ministri e al Raggruppamento unità difesa che sovrintende all’Aise, la nostra agenzia di spionaggio militare. E molto probabilmente dietro il dominio sutor.it c’è proprio quest’ultima agenzia. Dal sito è possibile accedere a diverse pagine, tutte protette da password: news, webmail, rassegna stampa e altri servizi. Già in passato sutor it aveva richiamato l’attenzione di qualche “smanettone” che analizzando i server dove è appoggiato aveva scoperto una costellazione di domini tutti intestati a Infostrada e tutti riconducibili ai nostri servizi. L'attacco subito dalla società ha messo dunque a nudo diverse informazioni e attività riservate, comprese le identità di alcuni agenti. A confermarlo è stato anche il numero uno del Dis, Giampiero Massolo, che chiamato a riferire al Copasir sul caso ha annunciato che sono in corso verifiche sui software acquistati dalla società milanese in uso proprio all’Aise.
di Fabrizio Colarieti per lettera43.it