Parteciperà o non parteciperà? La presenza del maresciallo Khalifa Haftar, comandante della Cirenaica e capo dell’Esercito nazionale libico, alla conferenza sulla Libia promossa dal Governo italiano a Palermo, ha tenuto tutti con il fiato sospeso. E deve essere stata una mediazione complicata, quella avviata da giorni dagli emissari di Roma, visto che la presenza di Haftar a Villa Igiea è rimasta in dubbio fino al tardo pomeriggio di ieri quando il premier Giuseppe Conte, pur dichiarandosi ottimista, ha dato il via alla conferenza con l’incognita che il maresciallo avrebbe potuto disertare l’appuntamento. Del resto Haftar, se si vuole avviare un processo di stabilizzazione nel Paese africano, è un interlocutore indispensabile. Dunque il successo del vertice di Palermo era legato anche, e soprattutto, alla sua presenza. Alla fine Haftar ha accettato e l’Italia gli ha anche messo a disposizione un aereo per raggiungere Palermo. Dietro la mediazione che ha portato a questo risultato c’è il lavoro dei Servizi italiani. La scorsa settimana il capo dell’intelligence militare (Aise), Alberto Manenti, era volato a Mosca ad incontrare il maresciallo per facilitare la sua partecipazione. Non è un segreto, infatti, che Palazzo Chigi abbia congelato la nomina del nuovo direttore dell’Aise ...continua a leggere "Manenti, dall’ultima missione alla successione. Il capo del Servizio segreto militare chiude il suo mandato portando il maresciallo Haftar a Palermo"
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Servizi segreti, si stringe sulle nomine ma tarda l’accordo Lega-M5S
Il tempo stringe. Ma sui nuovi vertici dei Servizi segreti tra M5S e Lega l’accordo ancora non c’è. Ciononostante il premier Giuseppe Conte sa bene che la matassa delle nomine dovrà essere sbrogliata a breve. La partita, di non facile soluzione, riguarda l’Aise, l’agenzia di intelligence nata dalle ceneri del Sismi, che si occupa di estero, e il Dis, il dipartimento delle informazioni per la sicurezza di Palazzo Chigi che sovrintende all’attività operativa della stessa Aise, ma anche dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna (ex Sisde). L’unica che manterrà inalterato il suo vertice, affidato al generale dei carabinieri, ex comandante del Ros, Mario Parente, riconfermato per due anni da Gentiloni. L’ultima parola spetta a Conte, avendo trattenuto la delega all’intelligence, ma per ora, tra Lega e M5S non c’è ancora accordo sui nomi destinati alle due principali poltrone. Quella di Alberto Manenti all’Aise e quella del prefetto Alessandro Pansa al Dis. Ma tra i due la vera spia che lascerà il campo, è Manenti, alla guida di Forte Braschi dal 2014. Il numero uno del controspionaggio ha 66 anni ed è una risorsa del servizio segreto militare dal 1972. Nato a Tarhuna, in Libia, Manenti è uno dei pochi agenti arrivati al vertice dell’Aise che parla arabo. Ben visto dalla Cia e dalle intelligence di molti Paesi caldi, ha traghettato le barbe finte di Forte Braschi dopo l’era Pollari e gli scandali che avevano fortemente minato la credibilità del Sismi (caso Abu Omar e scandalo dossieraggio Telecom). Pansa, 67 anni, già capo della Polizia, è arrivato al Dis nel 2016 prendendo il testimone da Giampiero Massolo. ...continua a leggere "Servizi segreti, si stringe sulle nomine ma tarda l’accordo Lega-M5S"
Servizi segreti, cos’è la licenza di «delinquere»
Ci sono voluti 30 anni esatti per svecchiare l'intelligence italiana e farla uscire dal tunnel del sospetto. E altri nove, dopo la riforma del 2007 che ha cambiato il volto dei Servizi ridefinendo nomi, ruoli e perimetro d'azione di Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, ex Sismi), Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna, ex Sisde) e Dis (Sistema di informazione per la sicurezza, ex Cesis) per sdoganare definitivamente un tema che finora era considerato un tabù. E cioè le garanzie funzionali, la cosiddetta «licenza di...» attribuita agli agenti segreti solo nel 2007, perché fino ad allora, dal 1977, anno in cui nacquero Sismi e Sisde, in poi, il legislatore non aveva previsto questo tipo di tutele per gli 007, tranne la facoltà di opporre il segreto di Stato.
Dunque l'intelligence ha carta bianca per agire “in dinamico” e i suoi officer, in presenza di determinati presupposti e di una specifica autorizzazione del governo, possono anche commettere reati o condurre operazioni in condizioni “borderline”.
Un aspetto non secondario, su cui si è concentrato - anticipando di alcune settimane la conferma che in Libia stanno operando i nostri corpi speciali su mandato di Palazzo Chigi, con le garanzie funzionali proprie dei Servizi segreti e sotto il loro comando - il presidente del Copasir (il comitato parlamentare di controllo sull'intelligence), il leghista Giacomo Stucchi (nella foto).
La riflessione è contenuta nella prefazione del libro di un giovane avvocato, esperto di diritto penale militare e intelligence, Nicolò Giordana, Scriminanti e garanzie funzionali. Tra legislazione d’Intelligence e Diritto penale militare, ripresa anche dal sito della Sicurezza nazionale. ...continua a leggere "Servizi segreti, cos’è la licenza di «delinquere»"
Giubileo, i servizi italiani aumentano fondi e infiltrati
C'è un piano che da mesi, in vista del Giubileo, si sta mettendo a punto ai vertici dei servizi segreti italiani. Ed è diventato di stretta attualità dopo le stragi di Parigi. «Si ritorna alla human intelligence (Humint, ndr), il fattore umano. Più agenti sul territorio, come si fece per fermare le Brigate rosse, e potenziamento dei fondi per le fonti e gli infiltrati». Una fonte qualificata della sicurezza nazionale spiega a Lettera43.it che l'obiettivo è «mettere al riparo il nostro Paese da attacchi terroristi».
L'allerta è massima, nessuno si può considerare al riparo dal pericolo. Lo hanno confermato gli americani del Fbi, inviando una documento in cui sono indicati come possibili obiettivi dei terroristi San Pietro a Roma, il Duomo e la Scala a Milano.
Alle autorità italiane sono stati segnalati anche cinque nominativi sospetti su cui svolgere approfondimenti investigativi. Si tratterebbe di nomi arabi. Anche la procura di Milano ha contribuito a tenere alta l'attenzione, dicendo che Maria Giulia 'Fatima' Sergio, la foreign fighter italiana che si trova in Siria ed è al centro di un'inchiesta, si sarebbe resa «disponibile all'esecuzione di qualsiasi azione richiesta dall'organizzazione dell'Isis, compreso il martirio». E il Califfato tramite il suo magazine ha minacciato Roma: «Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera nera non sarà issata su Istanbul e nella Città del Vaticano». ...continua a leggere "Giubileo, i servizi italiani aumentano fondi e infiltrati"