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Gianluigi NuzziL’hanno ribattezzata Vatileaks, è la nuova bufera di segreti e veleni che parte dalle pagine di un libro, appena finito sugli scaffali, e che si sta già abbattendo come un uragano sulla Santa Sede. L’autore di questo saggio - che farà molto discutere - è il giornalista di Libero, Gianluigi Nuzzi, che torna in libreria con Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI (Chiarelettere, 326 pagine 16 euro) a tre anni, e sedici edizioni, dal fortunato Vaticano S.p.a. E qualcosa così non era mai accaduto, anzi a dire il vero solo la penna di Antonio Socci, qualche mese fa, aveva immaginato una storia simile, però tra le pagine di un romanzo. Perché nessuno, prima di Nuzzi, era riuscito ad accedere nelle stanze di un Papa in carica, a leggere e fotocopiare le sue carte più riservate e raccontarne il loro contenuto in un libro. Centinaia di documenti, usciti dalle mura leonine con una discovery che assomiglia tanto a quelle sull’amministrazione statunitense che hanno reso famoso, e temibile, Julian Assange e la sua organizzazione Wikileaks. Carte che svelano la quotidiana precarietà della Chiesa, tra affari, assai poco trasparenti, segreti inconfessabili, congiure di palazzo e guerre clandestine. Gianluigi Nuzzi, dopo il saggio sullo scandalo dello Ior, questa volta racconta i personaggi e i travagli che dividono la Chiesa nei giorni nostri e che coinvolgono e condizionano anche l’Italia e la sua politica. Dietro il meticoloso lavoro di Nuzzi c’è una fonte anonima e segreta, di cui si conosce solo lo pseudonimo, “Maria”. Una gola profonda alla quale la Santa Sede ha già dichiarato guerra, giudicando il libro come un «atto criminoso» e annunciando azioni legali, perché probabilmente dentro quelle carte ci sono verità e segreti che imbarazzano molto il Vaticano. Il presunto “corvo” sarebbe un aiutante di camera della famiglia pontificia, in sostanza il maggiordomo del Papa, identificato e fermato dalla gendarmeria il 25 maggio, su ordine del promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi. Per esempio ci sono le lettere di Dino Boffo, l’ex direttore del quotidiano della Cei Avvenire, bruciato da veline di palazzo perché ostile al governo Berlusconi. Missive talmente riservate da suscitare la sorpresa del diretto interessato, nel momento in cui Nuzzi lo informa di essere entrato in possesso della corrispondenza intercorsa tra lui, il Papa e il cardinale Angelo Bagnasco. «Non le ho fatte leggere a nessuno, come fai ad averle?», la risposta dell’ex direttore di Avvenire, che, tuttavia, bolla il lavoro di Nuzzi come «selvaggio» e «lesivo dell’immagine dell’Italia». In una di quelle missive, e il destinatario è direttamente il Santo Padre, c’è un retroscena che Boffo definisce fondamentale, e cioè che a trasmettere a Vittorio Feltri il documento falso sul suo conto «è stato il direttore de L’Osservatore Romano, prof. Gian Maria Vian». Poi ci sono le lettere dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato, l’ente che gestisce tutti gli acquisti e gli appalti della Santa Sede, che dopo aver fatto risparmiare milioni di euro al Vaticano, e scoperto gravi irregolarità spulciando nei bilanci, è costretto alle dimissioni. E ancora: le donazioni private al Papa (anche quelle di Bruno Vespa) e le raccomandazioni del Vaticano all’allora sottosegretario Gianni Letta, per far assumere un giornalista all’agenzia Ansa. Ma nelle carte finite dentro Sua Santità c’è anche il problema dell’Ici e una lettera, datata settembre 2011, con cui il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, trasmette al cardinale Tarcisio Bertone un rapporto «suggeritomi riservatamente dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti». Tra quelle righe ci sono le tre strade percorribili per risolvere il problema della tassa sugli immobili della Chiesa: «abolire le agevolazioni Ici (Tremonti non lo farà mai); difendere la normativa passata limitandosi a fare verifiche sulle reali attività commerciali e calcolare il valore “dell’aiuto di Stato” dato (non è sostenibile); modificare la vecchia norma che viene contestata dalla Ce che si applicava ad attività che avessero “esclusivamente” natura commerciale». Ci sono anche il caso Ruby e Berlusconi «vittima di una magistratura politicizzata», gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e lo scandalo pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica. E poi, ancora altro, come le intemperanze di molti vescovi in ogni parte del mondo e persino i particolari di un incontro segreto tra Giorgio Napolitano e Benedetto XVI di cui nessuno, finora, era venuto mai a conoscenza. Tra le pagine del libro di Nuzzi c’è anche un passaggio su don Julián Carrón, il leader di Comunione e liberazione, che accusa la diocesi di Milano di simpatie politiche, e anche l’imbarazzo del Vaticano nel dare conto di ciò che evidentemente non può rivelare sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. «Per quanto riguarda la menzione del caso Orlandi, dopo aver sentito padre Lombardi e nuovamente mons. Balestrero, si è giunti alla conclusione che non è opportuno un cenno al caso». Scrive monsignor Giampiero Gloder, ghostwriter del Papa in vista dell’Angelus del 18 dicembre 2011. Nuzzi annoda i fili delle storie che insieme si leggono come se fossero capitoli di un thriller, ma nelle prime pagine del suo libro ammette anche di aver percepito, entrando in possesso di quelle scottanti carte, di essersi infilato in una storia più grande di lui. «La volontà di chi ha reso disponibili queste carte, rompendo vincoli di segretezza e quindi rischiando di persona, - si legge nell’introduzione di Sua Santità - è quella di dare fiato e coraggio a tutti coloro che dentro la Chiesa non si riconoscono in un’istituzione tesa soprattutto a gestire beneficenze, affari e potere e si battono perché essa sia più vicina al cuore degli uomini e ritrovi l’abbraccio solidale di tutti i fedeli sparsi nel mondo». 

di Fabrizio Colarieti per Il Punto del 7 giugno 2012 [pdf]

«Non credo nei miti né, tantomeno, nei criminali mitizzati. Tuttavia Carlos è un personaggio più importante di quello che possiamo pensare, specialmente per l’Italia». A parlare a Notte Criminale di Carlos “lo sciacallo”, al secolo Ilich Ramírez Sánchez, la Primula rossa del terrorismo internazionale che ha recentemente ispirato una miniserie televisiva su Fx, è Paolo Cucchiarelli, giornalista dell’Ansa, scrittore e profondo conoscitore del terrorismo stragista. «Il nome di Carlos – prosegue Cucchiarelli – lo troviamo in molte pagine della nostra storia degli ultimi trent’anni, collegato alle Brigate Rosse, al caso Moro, ma anche della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Carlos, perciò, è più importante di quello che pensiamo. E’ un personaggio immerso nella storia italiana, utile a capire, a decriptare, vicende complesse, misteri senza fine. Ha raccontato, e continua a raccontare, una parte sconosciuta della nostra storia, una parte ancora tutta da scrivere. Nel 2008, tramite i suoi avvocati, gli inviai in carcere a Parigi, venti domande sul caso Moro, ma anche su Bologna, e lui rispose. Da quella corrispondenza è nata l’intervista esclusiva pubblicata dall’Ansa. Come tutti i terroristi – afferma ancora il giornalista Paolo Cucchiarelli – Carlos è una persona che fa politica e che, perciò, racconta ciò che gli fa comodo. La bravura del giornalista, ma anche del magistrato, sta nell’interpretare le sue parole, capire dove finisce la strumentalizzazione politica e dove inizia il racconto di elementi che possono essere utili a ricostruire scenari importanti, specialmente per l’Italia». ...continua a leggere "Carlos, lo sciacallo. Il killer che terrorizzò l’Europa"