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Quarantacinque anni dopo, nonostante le inchieste, i processi, le sentenze e le indagini delle Commissioni parlamentari, il caso Moro è ancora oggetto di accertamenti investigativi. Sono due, infatti, i nuovi fascicoli aperti nel tentativo di fare luce sugli innumerevoli interrogativi che ancora oggi non permettono di mettere la parola fine in fondo a questa terribile pagina della nostra storia.
Si tratta di due indagini molto differenti, ma che hanno tratto spunto anche dai lavori dell’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Beppe Fioroni, che fu chiamata, durante i governi Letta-Renzi-Gentiloni, a ricostruire il sequestro e l’uccisione del presidente della Dc tra il 16 marzo e 9 maggio 1978. Cinquantacinque giorni pieni di buchi e opacità, alcune delle quali chiamano in causa apparati dello Stato infedeli, organizzazioni criminali che nulla avevano a che fare con le Brigate Rosse – come la ‘ndrangheta e la Banda della Magliana – e strani personaggi che entrarono come fantasmi nell’affaire Moro.
La prima inchiesta, tuttora aperta, vede impegnati i magistrati del pool antiterrorismo della Procura di Roma e riguarda la strage di via Fani e, in particolare, le modalità dell’agguato, anche alla luce dei risultati legati ai nuovi accertamenti compiuti dal Ris dei Carabinieri su delega della Commissione Fioroni. Un’azione fulminea, quasi militare, ma non priva di interrogativi. ...continua a leggere "Sono ancora due le inchieste aperte sul caso Moro"

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“Noi abbiamo già preso una decisione, nelle prossime ore accadrà l’inevitabile. Non possiamo fare altrimenti. Non ho nient’altro da dirle”. Era il 30 aprile 1978 e queste sono le ultime parole pronunciate al telefono, da una cabina vicino alla stazione Termini di Roma, da Mario Moretti. Dall’altro capo c’era Eleonora Moro, la moglie del presidente della Democrazia cristiana che le Brigate Rosse, nove giorni dopo, uccideranno, dopo averlo sequestrato, annientando la sua scorta in via Fani, e tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni.
A uccidere Aldo Moro fu materialmente Moretti che del sequestro, che cambiò il corso della storia italiana, fu anche basista e figura determinante nei quasi due mesi in cui le Br tennero in scacco lo Stato. Un’azione terroristica di cui il brigatista marchigiano non si è mai pentito e di cui non ha mai parlato, fino in fondo, con le decine di investigatori e inquirenti che negli anni si sono occupati di lui e delle Br. Oggi, quell’uomo, ha 77 anni ed è praticamente quasi libero, nonostante 6 ergastoli e malgrado non abbia mai tagliato i ponti con il suo passato dissociandosi dalla lotta armata. Moretti, ha raccontato ieri il Giornale di Brescia, ha trascorso Capodanno e i primi giorni di gennaio in un appartamento, a Brescia, senza rientrare a dormire in cella, come concesso dal Tribunale di Sorveglianza. ...continua a leggere "Capodanno a casa e permessi di lavoro. La nuova vita del boia di Aldo Moro"

Giorgio PietrostefaniI nostri dieci ex brigatisti, alcuni dei quali autori di azioni scritte con il sangue nelle pagine della storia Repubblicana, resteranno, almeno fino a gennaio, ancora in Francia, dove erano latitanti da anni – protetti dalla cosiddetta dottrina Mitterrand – e dove ora sono in libertà vigilata o ricoverati in ospedale.
La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha, infatti, rinviato ogni decisione sulla loro estradizione al 12 gennaio 2022. Di buono, per la giustizia italiana, c’è che la stessa Corte ha contestualmente bocciato la richiesta di incostituzionalità che era stata presentata dalle difese dei dieci, quasi tutti Br, arrestati a Parigi il 28 aprile nel corso di un’operazione condotta dalla Polizia italiana e dall’antiterrorismo francese.
Il rinvio, per quanto se ne sa, è legato alla necessità di completare l’iter di estradizione, per ultimare il quale la Corte d’Appello ha formalizzato ulteriori richieste di informazioni all’Italia. L’avvocato della maggior parte degli imputati, Ire’ne Terrel, ha detto all’Ansa che il non accoglimento della richiesta di incostituzionalità “era previsto” e lamentato che i tempi, lasciati alla difesa per l’esame dei dossier che dovranno arrivare dall’Italia entro il 5 dicembre, sono troppo ristretti. ...continua a leggere "Ex brigatisti arrestati in Francia, Parigi rinvia la decisione sulle estradizioni"

Alessio CasimirriI target ritenuti di “primario interesse” erano ventisette, secondo l'elenco dei latitanti politici, rossi e neri, fatto stilare dall'allora Guardasigilli, Alfonso Bonafede, nel 2019, in occasione dell'arresto dell'ex terrorista dei Pac, Cesare Battisti. Ora, dopo l'ultima operazione condotta nelle scorse ore dall'antiterrorismo a Parigi, ne restano da rintracciare 20, tre dei quali sono sfuggiti alla cattura proprio nei giorni scorsi. Ma il numero di latitanti politici, più rossi che neri, su cui almeno due generazioni di investigatori e analisti dell'intelligence si sono finora concentrate, potrebbero essere molti di più. Sono tutti condannati in via definitiva, come lo era Battisti, per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. E almeno 20 di questi, come ha dimostrato la meticolosa operazione condotta dalla Polizia a Parigi, si trovano in Francia, il Paese che più di ogni altro – grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand – ha accolto chi aveva imbracciato un mitra per fare politica negli anni Settanta e Ottanta. Poi c’è Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria e Svizzera. ...continua a leggere "Quanti sono e chi sono i terroristi italiani ancora latitanti"