La verità sulla strage di Ustica, 42 anni dopo, ancora non c’è. È inutile girarci intorno, nonostante le inchieste (una delle quali ancora in corso a Roma), i processi e le mille tesi – dal missile francese, alla bomba, alla near collision -, cosa causò, il 27 giugno 1980, la morte dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio del volo Itavia 870, diretto da Bologna a Palermo, è ancora avvolto nelle nebbie.
Mancano ancora molti pezzi del puzzle per mettere la parola fine in fondo a uno dei capitoli più bui della nostra storia. Conosciamo lo scenario, i Paesi che quella notte di pace avevano in volo aerei da guerra (Stati Uniti, Francia e Nato sicuramente), ma non chi causò la perdita del Dc9. Sappiamo, perché lo dicono le tracce radar della nostra Difesa aerea, che la parte finale della rotta del volo Itavia fu sicuramente interessata e disturbata da traffico militare. Il Dc9 doveva essere solo, ma così non era.
In compenso è di poche ore fa la notizia che dentro l’ultimo malloppo di carte, un tempo segrete e dalla scorsa settimana di libera consultazione all’Archivio di Stato di Roma, non c’è nulla di utile per arrivare alla verità sulla strage di Ustica. E a dirlo non sono gli studiosi e neanche i politici, è la stessa Procura di Roma che ha potuto valutarle come tali, senza gli omissis che le coprivano da anni. ...continua a leggere "Nuove carte top secret su Ustica. La bomba di Giovanardi era una balla"
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Giovanardi non si arrende. Le botte a Cucchi? Tutte da dimostrare
“Non c’è nessuna relazione tra le eventuali percosse e la morte di Cucchi. Lo dicono le perizie dei più grandi luminari italiani”. Nonostante la clamorosa svolta al processo per la morte di Stefano Cucchi, l’ex senatore Carlo Giovanardi, continua a dubitare che quelle percosse ci siano davvero state. “E-v-e-n-t-u-a-l-i…”, scandisce ad alta voce l’ex ministro, ed ex parlamentare di lungo corso, passato nell’arco di ventisei anni dai banchi della Dc a quelli del Ncd di Alfano. Insomma, Giovanardi proprio non riesce ad arrendersi, anche di fronte all’evidenza dei fatti. Fu lui, del resto, a definire Cucchi un “tossico”, uno “spacciatore abituato alle botte”, un “anoressico”. Senza dimenticare la perla più celebre: “I medici dovevano obbligarlo a mangiare”. L’orologio di Giovanardi è ancora fermo al primo processo – quello a carico dei medici del Pertini e degli agenti della Penitenziaria – quando nulla si sapeva del coinvolgimento diretto dei cinque carabinieri che quella notte si occuparono del trentenne romano e che oggi sono sotto processo. Non c’è svolta che tenga per il granitico ex senatore, come quando tentò di sostenere che il Dc9 Itavia precipitato al largo di Ustica il 27 giugno 1980 non fu abbattuto da un missile – come sostengono le conclusioni della monumentale istruttoria del giudice Rosario Priore e diverse sentenze di condanna in sede civile – bensì da una bomba collocata nella toilette di bordo che verosimilmente scoppiò in volo, nonostante l’aereo avesse accumulato, prima del decollo da Bologna, due ore di ritardo. Un attentato che, tra l’altro, nessuno ha mai rivendicato. ...continua a leggere "Giovanardi non si arrende. Le botte a Cucchi? Tutte da dimostrare"
Il depliant che non piace all’Aeronautica
Imporre il proprio pensiero, distorcere la realtà, piegare le verità, ripulire le mani, cancellare ciò che è stato detto e ridisegnare ciò che è accaduto. E' la roadmap con cui il sottosegretario Carlo Giovanardi vuole cambiare a tutti i costi il corso della storia. Quella già scritta sulla Strage di Ustica del 27 giugno 1980, mettendo in discussione la libertà di espressione e riscrivendo, a modo proprio, vent'anni d'inchieste e perizie. E chi non la pensa come lui, è bene che si allinei. Cominciando dal contenuto di un opuscolo distribuito fino a qualche giorno fa al "Museo per la Memoria di Ustica" di Bologna che raccontava, chiaramente e in poche righe, la disgraziata storia del Dc9 Itavia. Ricordava, ad esempio, che nel '89 la Commissione parlamentare sulle Stragi presieduta dal senatore Libero Gualtieri segnalò, censurandoli, i comportamenti dei militari in servizio presso alcuni centri radar "volti ad occultare ciò che era avvenuto quella sera nei cieli del Tirreno". "Come la Commissione, anche la magistratura - scrivevano l'Istituto Parri e MamBo in quel depliant - ritenne che la mancata ricostruzione della cause del disastro fosse stata orchestrata per mezzo di depistaggi ed inquinamenti delle prove ad opera di appartenenti all'Aeronautica Militare italiana". E ancora: "In tale contesto, un episodio di guerra guerreggiata e occultata, nell'ambito della Guerra fredda e del confronto con la Libia, ha causato la perdita col Dc9 Itavia delle 81 vite che trasportava, e ha motivato i vertici dell'Aeronautica Militare, e di parte dello stesso Stato, a preferire i vincoli delle alleanze militari internazionali piuttosto che la lealtà verso il loro proprio Stato e le sue proprie istituzioni democratiche. Essi hanno ritenuto di dover essere fedeli al patto militare prima che al loro paese". Ed è proprio il passaggio sulla "doppia lealtà" che disturba Giovanardi, tanto da spingere il Comune di Bologna a togliere dalla circolazione quel depliant. ...continua a leggere "Il depliant che non piace all’Aeronautica"
Misiti, da Ustica al Governo
Dunque l'onorevole Aurelio Misiti, 76 anni da Melicucco, la cittadina calabrese di cui fu anche sindaco tra il '68 e il '71, è stato nominato sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Corona così un percorso politico davvero poco lineare: da comunista a ondivago tra destra e sinistra, in particolare nella politica regionale della Calabria, ma anche segretario confederale della Cgil laziale tra il '78 e l'81. Infine, nel 2007, approda in Parlamento, tra le fila dell'Idv di Antonio Di Pietro, per finire direttamente al Mpa di Raffaele Lombardo e in volata sui banchi del Governo. Un percorso che Misiti aveva illustrato con un'esplicativa intervista a Repubblica, il 3 febbraio scorso, dove aveva esordito, riferendosi all'eterna campagna acquisti di Berlusconi, dicendo: «Mi faccia ministro, anche sottosegretario può andare. Se non gli garba mi nomini delegato del governo. Ma prima si presenti con i soldi. Venti miliardi di euro e passo con lui». Misiti è uno pratico, che bada solo alla sostanza delle cose: «Io vado a progetto, sto con chi accetta, non vado alle cene. Berlusconi mi cerca solo per fare numero, ha le necessità contingenti del voto sulla giustizia. A me, se permette, interessa altro». E poi l'elenco della spesa: «l'alta velocità ferroviaria da Salerno a Palermo, il governo deve mettere sul piatto i 20 miliardi di euro di fondi Fas che ha tolto al Sud». ...continua a leggere "Misiti, da Ustica al Governo"