È «cyber» la parola più ripetuta nelle 132 pagine dell'ultima relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza appena presentata dall'intelligence italiana al parlamento. E le “macro tendenze” su cui i nostri servizi segreti si stanno concentrando vanno dalle minacce legate al terrorismo di matrice jihadista a quelle dirette ad attaccare il contesto economico-finanziario.
Tutte sfide che la nostra intelligence sta affrontando promuovendo un cambio di passo e di strategia che va verso la piena complementarietà tra il fattore umano, con il reclutamento di nuove figure, e quello tecnologico, fondamentale per rafforzare la capacità di agenti operativi e analisti.
In questo contesto, anche sul fronte interno, per il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) il cyberspazio si conferma, sempre più, non solo un ambito di propaganda e networking, ma anche un potenziale terreno di lotta e di «conflittualità diffusa».
Sul fronte delle minacce nel cyberspazio, l'intelligence non ha individuato, a oggi, azioni terroristiche finalizzate a distruggere o sabotare infrastrutture di rilevanza strategica (aeroporti, acquedotti, reti elettriche e di telecomunicazioni pubbliche e private). Tuttavia ipotizza che, nel futuro, tali obiettivi possano effettivamente rientrare negli indirizzi del jihad globale, aggiungendo quindi una nuova dimensione alla minaccia terroristica.
A preoccupare gli 007 sono, in particolare, le continue campagne di ricerca e reclutamento online di hacker mercenari o ideologicamente motivati, per sostenere le operazioni dell'Isis. E, soprattutto, il crescente numero di attacchi informatici ai danni di sistemi informativi di soggetti pubblici e privati occidentali, non particolarmente sensibili, da parte di organizzazioni terroristiche, che, per la denominazione o il contenuto delle loro rivendicazioni, fanno chiaro riferimento al jihadismo e allo Stato Islamico. ...continua a leggere "Cybercrime, la relazione dei servizi segreti"
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Cybercrime, ecco la guerra 2.0
Aldo Giannuli, attento studioso del mondo dell’intelligence, nel suo ultimo libro, Come i servizi segreti usano i media (Ponte alle Grazie, 236 p. 13,50 euro), non ha dubbi: se il flusso delle telecomunicazioni si arrestasse improvvisamente, per una qualsiasi ragione, la nostra società cesserebbe istantaneamente di funzionare (dai trasporti alle banche, dalle borse agli ospedali, dalla distribuzione commerciale alla produzione industriale). È lo scenario peggiore che la mente umana, moderna, possa immaginare: un blackout, ovviamente doloso, capace di mettere ko telefoni, internet, stazioni radiotelevisive, treni, aerei, energia, acquedotti e tutto ciò che ha bisogno di sequenze di bit per funzionare. Un timore, non proprio infondato, che sta spingendo tutti i governi - compreso quello italiano - ad accrescere la propria capacità di difesa dei confini “virtuali” e del cyberspazio, schierando super esperti di informatica al posto della fanteria. Una scommessa che impegna, in prima linea, proprio l’intelligence, civile e militare, chiamata a mutare la propria missione in funzione di nuove e più complesse minacce. Non a caso, Gianni De Gennaro, attuale sottosegretario con delega ai Servizi segreti, ripete in ogni occasione che il cybercrime - cioè il terrorismo informatico e ogni forma di crimine in rete - è già una minaccia reale e concreta per la sicurezza dello Stato. «I nostri servizi segreti - ha detto l’ex capo del Dis parlando la scorsa settimana agli studenti dell’Università di Camerino - oggi si trovano ad affrontare sfide molto diverse. Ci sono ancora pericoli tradizionali, come il terrorismo, ma il compito dei servizi segreti non riguarda soltanto la difesa del territorio, la difesa del Paese, perché, nel mondo globalizzato, la missione non è la difesa di tipo militare, ma la difesa dei mezzi economici e della reti informatiche». ...continua a leggere "Cybercrime, ecco la guerra 2.0"