“Fu un orrore politico, più che un sequestro di persona. A Salvini andrebbe attribuita la responsabilità di aver sfruttato le paure degli italiani per accrescere il consenso nei suoi confronti. Non ha mai fermato gli sbarchi fermando le navi delle Ong. Quello che ha fatto doveva servire solo a coprire il fallimento dei suoi decreti sicurezza”. Goffredo Buccini, firma del Corriere, arriva in libreria con Italiani e no. Dagli albanesi ai “taxi del mare”. Storia di un paese a galla su trent’anni di paure (edito da Solferino) nelle stesse ore in cui per il leader del Carroccio si aprono le porte del tribunale di Catania per la vicenda del sequestro della Gregoretti.
Il 3 ottobre, scrivi nel tuo libro, ricorda, non tanto l’inizio di un processo, ma la morte di 368 migranti. E’ singolare come scelta.
“E’ una data pazzesca. Una coincidenza singolare che dovrebbe imporre a tutti una certa compostezza. Non è il giorno del processo Salvini, bensì la settima ricorrenza del naufragio di Lampedusa in cui morirono 368 migranti, quasi tutti eritrei, quindi veri profughi che scappavano da una feroce dittatura”.
Dall’approdo a Bari della nave Vlora, nel 1991, al processo Gregoretti cosa è cambiato?
“Il cambiamento è enorme e in peggio. E’ facile non essere razzisti se non hai gli immigrati. Eravamo ‘italiani brava gente’ perché nel ’91 l’immigrazione era un fenomeno marginale. I trent’anni che mi colpiscono di più sono quelli che passano tra la morte di Jerry Masslo, che nel mio libro chiamo il ‘migrante 0’, e quella di Soumaila Sacko. ...continua a leggere "Parla il giornalista-scrittore Buccini. L’orrore politico di Salvini. Sfruttare le paure del Paese per lucrare consensi"
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Solo selfie e promesse mancate. La Polizia sfila la felpa a Salvini
È proprio vero. L’abito non fa il monaco. Perché alla fine, stai a vedere, si scoprirà che il miglior alleato delle Forze dell’ordine – stando almeno alle dichiarazioni di chi le rappresenta ai tavoli governativi – è il premier Giuseppe Conte e non l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Tutto questo nonostante lo sforzo del leader della Lega di accreditarsi, a colpi di tweet giornalieri, in una comunità dove, a quanto pare, non basta indossare divise e scattare selfie per essere credibili. “In Polizia conta quello che fai, come lo fai e in che tempi lo fai”, spiega a La Notizia una fonte sindacale qualificata. Prova ne è il fatto che sono bastati un paio di accenni del presidente del Consiglio, rispetto alla volontà del nuovo esecutivo di mettersi concretamente dalla parte delle divise, per dare forma a qualcosa che Salvini, in 14 mesi di governo, non era riuscito neanche a promettere. La posta in gioco, in termini di rivendicazioni sindacali – come ha spiegato La Notizia sabato scorso – non è proprio indifferente. Si parla, infatti, di straordinari, riordino di ruoli e carriere e nuove assunzioni. Un piattino che gli agenti di polizia non vedono pieno dai tempi dei governi Renzi e Gentiloni. Perché a togliere, nel 2010, fu Silvio Berlusconi (bloccando gli emolumenti accessori) ...continua a leggere "Solo selfie e promesse mancate. La Polizia sfila la felpa a Salvini"