Gli attentatori di Parigi avrebbero utilizzato app di messaggistica criptate, come WhatsApp e Telegram, e forse anche altre piattaforme meno popolari, per comunicare tra loro e nascondere i propri piani. A rivelarlo alla Cnn sono state fonti investigative francesi, ed è la prima volta che gli inquirenti fanno un'affermazione del genere. Tuttavia il network americano non ha detto quali specifiche prove dimostrino che le app sono state utilizzate per preparare gli attacchi, ma gli investigatori sostengono che i terroristi avrebbero comunicato in questo modo prima degli attentati del 13 novembre.
Invece quanto ci sia di vero sul fatto che gli stessi attentatori utilizzassero perfino le chat delle consolle, come la Play Station, per comunicare ed eludere la sorveglianza delle intelligence, è ancora tutto da dimostrare. Certamente, a differenza di altri strumenti di comunicazione più esposti ai controlli, come per l’appunto le applicazioni di messaggistica istantanea per gli smartphone (WhatsApp, Wechat o Skype), questa notizia, seppur in assenza di conferme, ha dimostrato la necessità di una stretta sul fronte delle intercettazioni.
Servono nuovi strumenti, maggiori risorse e una sorveglianza più approfondita del cyberspazio. E una chiara indicazione in tal senso l’ha già data l’Ue con un piano che prevede maggiori controlli e la possibilità di intercettare anche comunicazioni che avvengono su “piattaforme non convenzionali”. Gli ostacoli da superare, tuttavia, non sono pochi. ...continua a leggere "Intercettazioni in chat: criticità e controversie"