Turania custodisce un prete e un segreto. Li nasconde nel silenzio dei suoi viottoli che si arrampicano fino all’unica piazzetta del paese. Ci si arriva attraverso una stradina, ripida e discreta, che sbuca proprio su piazza Umberto I. La casa dei misteri, che da qualche anno somiglia alle quattro mura di una cella di penitenza, è dentro un ex asilo comunale. Qualche stanza e un balconcino che affaccia direttamente sulla piazzetta. E monsignor Piero Vergari è ancora lì che abita. Il piccolo centro dell’alto Turano, l’ultimo comune a un passo dal confine tra Lazio e Abruzzo, è il ritiro scelto dall’anziano sacerdote. E quello che sa, le domande cui non ha mai risposto, anche quando a formulargliele, in più occasioni, è stata la giustizia terrena, probabilmente, se ne andrà con lui.
Don Piero recita da anni una parte, fedele a Cristo ma anche a un copione pagano. Lo stesso recitato, fino all’ultimo, da Carla Di Giovanni. Non un nome qualunque, il suo. Era la moglie di “Renatino” De Pedis, il boss della Banda della Magliana, ucciso a Roma, con un colpo di pistola in via del Pellegrino, nel ‘90. Se n’è andata nei giorni scorsi, a 70 anni, dopo una lunga malattia. E i due, il prete di paese e la moglie dell’uomo chiave della più potente holding criminale di tutti i tempi, di segreti ne conoscevano e ne condividevano molti. ...continua a leggere "I segreti inconfessabili di monsignor Vergari"
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Scomparsa di Emanuela Orlandi, Turania s’interroga su don Vergari
RIETI - «Don Vergari non lo abbiamo visto, ma tornerà qui a dormire, nell’ex convento delle suore del Sacro Cuore». A Turania, piccolo comune dell’area del Turano, sono tutti sulle tracce di monsignor Piero Vergari. Ora che la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati, per concorso nel sequestro della 15enne Emanuela Orlandi, è ufficiale, la sua presenza è diventata ancora più ingombrante. «Non l’ho visto», conferma il sindaco, Antonio Di Maggio. «Va e viene, ma oggi la sua auto in piazza non c’è. Si chiude in casa, frequenta poco la nostra comunità, arriva quasi sempre di sera, da Roma». Dello stesso parere anche alcuni vicini, come il signor Lorenzo, suo dirimpettaio in piazza Umberto I: «Oggi qui non c’è e, che io sappia, non era qui neanche ieri. Forse, potrebbe rientrare in serata, ma non conosciamo i suoi spostamenti, anche perché con noi è molto schivo».
La vicenda. Prima che il nome del prelato, ex rettore della basilica romana di Sant’Apollinare, finisse suoi giornali - per la brutta storia del sequestro della 15enne, cittadina vaticana, Emanuela Orlandi (nel giugno 1983) e per la sepoltura, in una cripta di quella stessa basilica, del boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis - a Turania, don Vergari, era un’istituzione. Amato e stimato da tutti, a partire dalle suore del Sacro Cuore, che fin dal ’94, quando Vergari diventò parroco nell’alto Turano, gli avevano dato in uso l’ex asilo, una ventina di stanze, dove tuttora l’anziano sacerdote abita. Poi anche i rapporti con la comunità di Turania si sono raffreddati, nel 2000 è arrivato un altro parroco e le brutte notizie sul suo conto, e i paesani hanno iniziato a mostrargli molta indifferenza. «Se è vero quello che ha fatto - dice uno di loro a Il Messaggero - non lo vogliamo più vedere qui». ...continua a leggere "Scomparsa di Emanuela Orlandi, Turania s’interroga su don Vergari"
Una lettera al Papa per chiedere la verità sul caso Orlandi
È partita da Amatrice, in provincia di Rieti, la campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica promossa da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa il 22 giugno 1983 e mai ritrovata. Nel cinema cittadino sono stati distribuiti biglietti da spedire via posta a «Sua Santità Papa Benedetto XVI, Palazzo Apostolico, Segreteria di Stato 00120 Città del Vaticano» per invitare la Santa Sede a fare «tutto ciò che è umanamente possibile per fare chiarezza sul caso di Emanuela Orlandi». I biglietti sono stati distribuiti durante la presentazione del libro-denuncia Mia sorella Emanuela (edizioni Anordest) scritta da Pietro Orlandi assieme al giornalista Fabrizio Peronaci. «Il pubblico intervenuto è rimasto molto colpito da questa iniziativa che presto diffonderemo anche tramite web - ha spiegato Peronaci - ed in tanti hanno assicurato che scriveranno al Papa per arrivare alla verità sul caso di Emanuela Orlandi, rapita in quanto cittadina vaticana». Nel corso della presentazione, Peronaci ha ribadito l'importanza «di una memoria che rigetta l'oblio testimoniata da Pietro che rifiuta di far finire questo giallo tra i grandi misteri italiani irrisolti ed è fondamentale la pressione che potrà essere fatta dalla gente affinchè chi sa alcuni passaggi oscuri, analizzati nel libro, finalmente parli. Una pressione che può essere un elemento in grado di far fare un salto di qualità alla risoluzione del caso». Pietro Orlandi ha anche sottolineato per la prima volta come si sia verificata in questa vicenda «una violazione dell'articolo 1 dei Patti Lateranensi che recita che la Repubblica e la Santa Sede si impegnano al rispetto ed alla reciproca collaborazione per il bene del Paese», ed ha ribadito come «questa iniziativa non sia una forma di ostilità verso la Santa Sede ma un sollecito affinchè quelle energie migliori che hanno avviato quell'opera di purificazione legata al problema dei pedofili faccia chiarezza anche su quei lati oscuri di cui è emblematico il caso Orlandi». (Fonte Ansa)
Caso Orlandi, l'appello del fratello "Scrivete al Papa, chiedo la verità" (la Repubblica)
Il Vecchio, Zeta e Pigreco tra (poca) fiction e (tanta) realtà
Provate a digitare su Google “Banda and Magliana”. Oppure, se avete la fortuna di avere a disposizione un motore di ricerca semantico (cioè uno di quei software crawler comunemente utilizzati dall’intelligence per setacciare le “fonti aperte” e correlare le informazioni partendo dal loro significato), divertitevi ad approfondire l’argomento. Perché – sarà un caso – da un po’ di tempo anche le macchine si sono ammalate di dietrologia e le open source, pur non essendo dotate di propria intelligenza, ce la stanno mettendo tutta per rendere più chiaro uno scenario che per decenni è parso annebbiato e viziato. Ed è un peccato che in rete ci siano ancora pochi atti giudiziari, indicizzati e taggati, a raccontare, a chi resta affascinato da figure come quelle del Freddo o del Libanese, la storia e le gesta della più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma. ...continua a leggere "Il Vecchio, Zeta e Pigreco tra (poca) fiction e (tanta) realtà"