“Noi abbiamo già preso una decisione, nelle prossime ore accadrà l’inevitabile. Non possiamo fare altrimenti. Non ho nient’altro da dirle”. Era il 30 aprile 1978 e queste sono le ultime parole pronunciate al telefono, da una cabina vicino alla stazione Termini di Roma, da Mario Moretti. Dall’altro capo c’era Eleonora Moro, la moglie del presidente della Democrazia cristiana che le Brigate Rosse, nove giorni dopo, uccideranno, dopo averlo sequestrato, annientando la sua scorta in via Fani, e tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni.
A uccidere Aldo Moro fu materialmente Moretti che del sequestro, che cambiò il corso della storia italiana, fu anche basista e figura determinante nei quasi due mesi in cui le Br tennero in scacco lo Stato. Un’azione terroristica di cui il brigatista marchigiano non si è mai pentito e di cui non ha mai parlato, fino in fondo, con le decine di investigatori e inquirenti che negli anni si sono occupati di lui e delle Br. Oggi, quell’uomo, ha 77 anni ed è praticamente quasi libero, nonostante 6 ergastoli e malgrado non abbia mai tagliato i ponti con il suo passato dissociandosi dalla lotta armata. Moretti, ha raccontato ieri il Giornale di Brescia, ha trascorso Capodanno e i primi giorni di gennaio in un appartamento, a Brescia, senza rientrare a dormire in cella, come concesso dal Tribunale di Sorveglianza. ...continua a leggere "Capodanno a casa e permessi di lavoro. La nuova vita del boia di Aldo Moro"
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«La verità storica sul caso Moro sarà consegnata al Paese»
«La Commissione Moro cercherà in ogni modo la verità, perché il Paese ne ha bisogno anche per evitare il ripetersi di tragedie come questa». E' quanto afferma, rispondendo alle nostre domande, il vice presidente dei deputati del Partito democratico, Gero Grassi, promotore del disegno di legge che ieri ha incassato il via libera del Senato e che porterà all'istituzione di una nuova Commissione parlamentare d'inchiesta sul sequestro del presidente della Dc. Grassi, già autore di un voluminoso dossier sullo stesso caso, è fermamente convinto che a distanza di 36 anni dal sequestro e dall'assassinio di Aldo Moro il Parlamento riuscirà a fare luce su una delle pagine più drammatiche della storia repubblicana «perché i tempi sono cambiati e le condizioni storiche dovrebbero consentirlo». «Girando l'Italia per presentare il dossier sul tema "Chi e perché ha ucciso Aldo Moro" - aggiunge il vice presidente dei deputati del Pd - ho percepito una grande volontà di verità su una bruttissima pagina della nostra Repubblica».
Onorevole Grassi, le precedenti Commissioni non sono riuscite a fare luce su molti aspetti ancora oggi poco chiari, cosa le fa pensare che questa volta il Parlamento ce la farà?
«La forza di volontà e la determinazione di rendere giustizia ad un uomo morto per la libertà e la democrazia. Aggiungo anche la passione morotea di sapere e conoscere, avendo conosciuto Aldo Moro nel lontanissimo novembre 1963, quando avevo cinque anni e mezzo. Quando Moro fu rapito, il 16 marzo 1978, feci il mio primo comizio e sostenni sempre la necessità della trattativa, tesi allora respinta come demoniaca e lesiva della integrità dello Stato, oggi quasi unanimemente accettata». ...continua a leggere "«La verità storica sul caso Moro sarà consegnata al Paese»"
Chi era Camillo Guglielmi, l’agente segreto dei misteri di via Fani
Chi era il colonnello Camillo Guglielmi, l’agente segreto che la mattina del 16 marzo 1978 si trovò – a suo dire perché invitato a pranzo da un collega – all’incrocio tra via Fani e via Stresa, proprio mentre le Brigate Rosse rapivano Aldo Moro? Il suo nome, da trentasei anni, entra ed esce dalle inchieste e ora lo chiamano in causa anche le ultime rivelazioni dell’Ansa sul presunto coinvolgimento di altri due agenti del Sismi che quella stessa mattina si trovavano in via Fani in sella a una moto.
Tracce della carriera di Guglielmi, soprannominato “Papà”, emergono dal resoconto di un’audizione in Commissione stragi dell’ex ministro della Difesa, Cesare Previti. Nel ’78 l’ufficiale era in forza alla Legione Carabinieri di Parma dalla quale venne collocato in congedo il 15 aprile 1978, dunque in pieno sequestro Moro. Dal 1° luglio 1978 Guglielmi, secondo quando riferì Previti, prestò servizio presso il Sismi in qualità di consulente “esperto”, rapporto che si consolidò in breve tempo fino alla sua assunzione nel Servizio segreto militare, datata 22 gennaio 1979. Lo 007, assegnato all’ufficio “R” controllo e sicurezza con l’incarico di dirigere la sezione che si occupava dell’affidabilità dei dipendenti di Forte Braschi, lasciò il Sismi il 31 dicembre dello stesso anno. Venne trasferito all’8° Comando militare territoriale di Roma ma continuò a collaborare con il controspionaggio militare fino al 30 novembre 1981. Guglielmi morì di crepacuore nel gennaio 1992 all’età di 68 anni. ...continua a leggere "Chi era Camillo Guglielmi, l’agente segreto dei misteri di via Fani"
Il giallo del “cecchino” di via Fani, non era un brigatista e sparò 49 colpi
Un'operazione perfetta, da manuale. I periti balistici definirono così l’agguato di via Mario Fani in cui persero la vita tutti gli uomini della scorta di Aldo Moro. E in quell'azione prese parte anche un misterioso "cecchino", mai identificato, che in pochi secondi, con grande freddezza e precisione, annientò la scorta esplodendo da solo ben 49 colpi sui 91 repertati.
Erano le 9.02 del 16 marzo 1978, quando la Fiat 132, guidata dall'appuntato Domenico Ricci e con a bordo il presidente della Dc e il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, percorreva via Fani, seguita dall'Alfetta con i tre agenti della scorta, Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Le due vetture erano partite, come quasi ogni mattina, dall'abitazione di Moro, in via del Forte Trionfale, e, seguendo il percorso abituale verso il centro, avevano raggiunto via Fani.
L'agguato avvenne nell'arco di una manciata di minuti davanti al bar Olivetti, a pochi metri dall'incrocio con via Stresa. Una Fiat 128 con targa diplomatica, guidata dal brigatista Mario Moretti, frenando bruscamente tamponò l'auto di Moro. Nei successivi tre minuti il commando di brigatisti, che secondo le ricostruzioni ufficiali era formato da 9 persone che indossavano divise di avieri civili, annientò gli uomini della scorta e sequestrò il presidente della Dc. ...continua a leggere "Il giallo del “cecchino” di via Fani, non era un brigatista e sparò 49 colpi"