A due anni dal sisma di Accumoli e Amatrice solo una manciata di inchieste giudiziarie avrà un futuro. La Procura di Rieti aprì un centinaio di fascicoli a carico di ignoti, quasi uno per ogni edificio raso al suolo, con l’obiettivo di fare luce sui crolli della notte del 24 agosto 2016, soprattutto nei casi in cui il sisma aveva fatto vittime o c’erano evidenti elementi su cui indagare (strutture moderne, carenze strutturali o ristrutturazioni sospette). Ventiquattro mesi dopo sono una dozzina le inchieste che hanno passato il vaglio di un pool di magistrati e consulenti. Le restanti, oltre l’85 per cento, sono state archiviate. E tra queste ci sono anche quelle che riguardavano i crolli parziali della scuola Capranica di Amatrice, su cui indagò anche Anac e Finanza, e dell’Istituto Don Minozzi. Per ora, in vista, ci sono solo due processi.
Il 24 settembre inizierà il dibattimento per il crollo della torre campanaria di Accumoli, che causò la morte dell’intera famiglia Tuccio (padre, madre e due bambini). Sette gli imputati, omicidio colposo e disastro colposo le accuse. Tra loro c’è anche l’attuale sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, ma anche l’allora Rup del progetto di ristrutturazione, l’architetto Pier Luigi Cappelloni, il collaudatore, l’architetto Mara Cerroni, i progettisti e direttori dei lavori, l’ingegnere Alessandro Aniballi e l’architetto Angelo Angelucci, il geometra Giuseppe Renzi e l’ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dalla Curia di Rieti. In questo caso, secondo l’accusa, il crollo della torre, che in caduta sfondò il tetto dell’alloggio comunale occupato dalla famiglia Tuccio, poteva essere evitato se fossero state adottate le misure già consigliate dopo il sisma dell’Aquila del 2009.
Il secondo processo, che inizierà sempre a settembre, il 19, riguarda, invece, il crollo delle due palazzine ex Iacp-Ater di piazza Augusto Sagnotti, ad Amatrice, che causò la morte di 18 persone e il ferimento di altre 3. Cinque gli imputati per omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni: Ottaviano Boni e Luigi Serafini, direttore tecnico e amministratore unico dell’impresa che costruì gli edifici, Franco Aleandri, presidente pro-tempore dello Iacp, Maurizio Scacchi, geometra della Regione-Genio civile, Corrado Tilesi, all’epoca assessore ad Amatrice. Secondo le conclusioni dell’inchiesta, le due palazzine furono edificate, a metà anni Settanta, utilizzando materiali inadeguati, pilastri troppo sottili, armature esigue e calcestruzzo a bassa resistenza.
Per quanto riguarda il crollo della terza palazzina (ex Ina Casa), sempre a largo Sagnotti, dove morirono 7 inquilini, le indagini sono concluse e a breve ci sarà la prima udienza preliminare. Gli indagati sono 7 tra tecnici, dirigenti e funzionari pubblici oltre l’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Secondo le conclusioni, la palazzina non era in regola con le norme antisismiche, fu costruita e successivamente ristrutturata affidandosi a calcoli errati che non tennero conto della fragilità sismica della sua ossatura, mai collaudata.
In attesa della prima udienza preliminare anche i sei fra progettisti, tecnici comunali e funzionari del Genio civile indagati nell’ambito dell’inchiesta sul crollo di uno stabile di Amatrice, al civico 83 di Corso Umberto I, che causò la morte di altre 7 persone. In questo caso il crollo fu cagionato dalla realizzazione di una sopraelevazione. Gli indagati sono il progettista e il direttore dei lavori, gli ingegneri Luigi Bucci e Romeo Bucci, Virna Chiaretti, capo settore dell’Ufficio tecnico di Amatrice, Maurizio Cuomo, Maurizio Peron e Ivo Serpietri del Genio civile.
Ulteriori otto inchieste, ancora in fase di indagini, riguardano il crollo della caserma dei Carabinieri di Accumoli, del convento delle suore di Amatrice e di sei abitazioni private o adibite all’accoglienza, come nel caso di un B&B di Saletta.
Fabrizio Colarieti per Il Messaggero [link originale]