Sarà un processo, il primo nato dalle inchieste sul sisma del centro Italia, a stabilire se a causare la morte di un'intera famiglia, ad Accumoli (Rieti), la notte del 24 agosto 2016, fu la natura, con la scossa di magnitudo 6.0 che proprio lì sotto aveva il suo epicentro, o l'incuria dell'uomo. Il gup del tribunale di Rieti, Ilaria Auricchio, ha, infatti, disposto il giudizio per tutti e 7 gli imputati per omicidio colposo e disastro colposo nell'ambito dell'inchiesta sul crollo della torre campanaria di Accumoli. Tra loro c'è anche l'attuale sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci. Il processo, per tutti, inizierà, dinanzi al giudice monocratico del tribunale del capoluogo reatino, il prossimo 24 settembre. Un istante dopo la scossa delle 3 e 36 la vela campanaria piombò sulla porzione del tetto dell'adiacente edificio comunale 'sfondando, in caduta, la copertura della casa canonica e due solai della sottostante unità immobiliare' occupata dalla famiglia Tuccio. Per Andrea Tuccio, sua moglie Graziella Torroni, entrambi 34enni, e per i loro due figli, Stefano di 8 anni e Riccardo di 9 mesi, non ci fu scampo. A processo andranno, oltre al sindaco di Accumoli, anche l'allora responsabile unico del progetto, l'architetto Pier Luigi Cappelloni, il collaudatore statico amministrativo dei lavori a cui fu sottoposta la torre campanaria, l'architetto Mara Cerroni, i progettisti e direttori dei lavori, l'ingegnere Alessandro Aniballi e l'architetto Angelo Angelucci, il geometra Giuseppe Renzi e l'ingegner Matteo Buzzi, tecnico incaricato dei lavori dalla Curia di Rieti. Secondo la Procura e le conclusioni delle perizie, il crollo della vela campanaria fu causato dal terremoto del 2016 ma con 'elevatissima probabilità' poteva essere evitato adottando 'specifici interventi di consolidamento' prescritti dalle normative e 'già indicati dopo il sisma dell'Aquila'. Perché già all'indomani del terremoto abruzzese del 6 aprile 2009 il campanile aveva mostrato 'fessurazioni' e importanti 'segni di cedimento', ma i successivi lavori, ordinati dalla Curia di Rieti, di fatto non lo misero in sicurezza perché impiegarono materiali scadenti e tecniche costruttive inadeguate. "Siamo sollevati. Questa tragedia poteva essere evitata, questo ci hanno detto e abbiamo molta fiducia nella giustizia", il commento di Catia Tuccio, sorella di Andrea, al termine dell'udienza. "Ora - ha aggiunto - dal sindaco Petrucci ci aspettiamo solo una cosa: le sue dimissioni".
di Fabrizio Colarieti per Ansa