L’antiterrorismo e i Servizi segreti sanno dove sono. In alcuni casi gli investigatori dell’Interpol li braccano da oltre 30 anni in attesa di un passo falso. Ma difficilmente quella settantina di “irriducibili”, rossi e neri, che per la giustizia italiana sono ancora oggi latitanti, lasceranno i paradisi penali dove si sono rifugiati dopo gli Anni di piombo, al riparo da arresti ed estradizioni. Quello di Cesare Battisti, ex membro dei Proletari Armati in attesa di espulsione dal Brasile, è il caso più eclatante, ma non l'unico.
Le loro biografie sono contenute in un volume, una sorta di album delle figurine che elenca nomi e reati e che la Direzione centrale della polizia criminale tiene costantemente aggiornato. Nessuno di loro, però, compare nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità iscritti nel programma speciale di ricerca del Viminale. Lì sono solo otto i ricercati legati alla criminalità organizzata, tra cui il boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.
L’ultimo censimento fa riferimento a un elenco ristretto di target di primaria importanza, circa 50 ex terroristi sui 70 complessivi, in gran parte condannati in via definitiva per associazione sovversiva, banda armata, omicidio e strage. In cima alla lista dei Paesi che tuttora ospitano il maggior numero di latitanti italiani (almeno 30) c’è la Francia, poi Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria.
Si conta che tra il 1978 e l’82 circa 500 esponenti della sterminata galassia eversiva italiana abbiano scelto di rifugiarsi all’ombra della Tour Eiffel, anche grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand che li proteggeva dall’estradizione.
Un censimento del 2004 fissava a 163 il numero degli imprendibili “rossi”, 46 dei quali condannati in via definitiva per omicidi e ferimenti e i restanti 117 con l’accusa, per molti ormai prescritta, di associazione sovversiva e banda armata. Da allora alcuni sono stati presi, altri arrestati.
Nella lista dei parigini, fino al 2004, figurava anche il nome di Battisti, oggi apprezzato scrittore che - in caso di estradizione dal Brasile - potrebbe riportarlo in Messico o, addirittura, nella sua amata Parigi.
Ancora oggi la capitale francese ospita l’ex esponente di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi.
È in Francia anche Enrico Villimburgo, ex Brigate Rosse, condannato all'ergastolo nel processo Moro ter, così come altre due “irriducibili”, Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, chiamate in causa pure per i più recenti delitti D’Antona e Biagi.
Hanno fatto la stessa scelta Sergio Tornaghi, legato alla colonna milanese “Walter Alasia”, e Roberta Cappelli, ex membro della colonna romana delle Br, oggi architetto. L’elenco francese è lungo e contiene anche i nomi di Luigi Rosati, ex Potere Operaio, etno-musicologo, primo marito della postina delle Br Adriana Faranda, e Gianfranco Pancino, condannato a 25 anni, medico di Autonomia Operaia, ricercatore dell’Istituto Pasteur di rue de Vaugirard, considerato negli ambienti scientifici francesi uno tra i più importanti specialisti su Aids e cancro.
Fanno parte della stessa comunità di ricercati anche Andrea Morelli, Oreste Scalzone, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio, Gino Giunti, Guido Minonne, Vincenzo Spanò, Massimo Canfora, Walter Grecchi, Rossella Moneta, Marina Petrella, Giovanni Vegliacasa, Francesco Nuzzolo, Luigi Bergamin, Giancarlo Santilli e Gianni Mainardi.
Un altro ergastolano eccellente, condannato in via definitiva per il sequestro Moro, ma non estradabile perché divenuto cittadino elvetico, è l’ex Br Alvaro Lojacono, che insieme con Alessio Casimirri, anch’egli latitante ma in Nicaragua, faceva parte del commando che il 16 marzo 1978 entrò in azione il via Fani annientando la scorta dell’ex presidente della Dc. Casimirri, condannato all’ergastolo come Lojacono, nel frattempo è diventato cittadino nicaraguense, si è sposato e ha un ristorante a Managua.
Si trova in Nicaragua anche Manlio Grillo, ex membro di Potere Operaio, ricercato per il rogo di Primavalle con Achille Lollo, che, invece, ha scelto il Brasile come rifugio. Nel ‘93 il Tribunale supremo federale rigettò le richieste di estradizione presentate dall'Italia e nel frattempo le loro condanne a 18 anni sono cadute in prescrizione.
Si trova tuttora in Argentina, in stato di libertà, Leonardo Bertulazzi, ex membro della colonna genovese delle Br, condannato a 27 anni per il sequestro dell'armatore Pietro Costa. Nel 2002 Bertulazzi era stato fermato alla frontiera tra Argentina e Salvador dopo una latitanza durata 22 anni ma è stato subito rilasciato dalle autorità in quanto non estradabile perché, come tanti altri, condannato in contumacia.
Le ultime notizie di Germano Fontana, ex Prima Linea e fondatore con Battisti dei Pac, risalgono all'aprile del 2004 quando fu arrestato per poche ore, in Spagna, dopo 25 anni di latitanza, tornato in libertà perché la condanna per banda armata e associazione sovversiva nel frattempo si era prescritta.
Per quanto riguarda il terrorismo nero, l’ormai ex latitante più illustre è senz’altro Delfo Zorzi, militante di Ordine Nuovo, coinvolto nelle inchieste sulle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, per anni rifugiatosi in Giappone dove tuttora vive e lavora.
Un altro storico latitante legato a una lunga scia di sangue è Pasquale Belsito: ex terrorista “nero”dei Nar, fu arrestato dall’Ucigos nel 2001, a Madrid, ma non è ancora stato estradato nonostante su di lui pendano quattro ergastoli.
di Fabrizio Colarieti per Lettera43 [link originale]