Anche in questa occasione, quindi, il tribunale di Palermo ha ribadito che proprio le indagini e le perizie condotte durante l'istruttoria Priore sono sufficienti per affermare che il Dc-9 fu abbattuto. Come nei precedenti pronunciamenti i dicasteri della difesa e dei trasporti sono stati condannati a risarcire i familiari delle vittime a titolo di responsabilità per omesso controllo del traffico aereo, mentre la responsabilità per depistaggio, anche se accertata, è stata dichiarata prescritta. Soddisfatti i legali dei familiari, Daniele Osnato e Alfredo Galasso. "Ringraziamo ancora una volta la magistratura - ha dichiarato Osnato - per il grande impegno profuso nella ricerca della verità e per averci ascoltato con attenzione in un dibattimento durato circa tre anni. E' stato escluso il cedimento strutturale e, ancora una volta, è stata smentita in fatto l'ipotesi sostenuta dai ministeri circa la bomba nella toilette". La battaglia legale prosegue anche in sede penale, a Roma, dove è ancora aperta un'inchiesta, innanzitutto per fare chiarezza sulla nazionalità dei caccia che quella notte, anche secondo la Nato, si trovavano inspiegabilmente troppo vicini al volo Itavia. "Ci rammarica - ha concluso l'avvocato Osnato - solo della intervenuta prescrizione del depistaggio, fatto comunque acclarato dal tribunale di Palermo, ma deplorevole e certamente gravemente scorretto. Depistaggio accertato, ancora una volta, soprattutto a carico degli allora vertici della nostra Aeronautica militare".
di Fabrizio Colarieti per Ansa